Nato a Treviso con origini inglesi e iraniane, Dariush ha pubblicato Memory Radio, il suo secondo album: un lavoro che mantiene un’intimità senza compromessi andando oltre il suo tipico lo-fi rap per imbattersi in momenti funk, trap, ambient e r&b. “Questo album rappresenta tanti frammenti di me – ha detto presentandolo – e unendo tutte le sue parti compare la mia idea di musica”. Ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Sì dai, in questo periodo direi che è così. La musica triste continuerò a farla, invece il mio essere triste spero non si faccia vivo per un po’.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, MEMORY RADIO, E PERCHÉ?
Velcro, perché parla di persone che non ci sono più. C’è qualche frase con un risvolto positivo, ma in generale è un pezzo piuttosto cupo.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Non perderò lo spirito. È funky, spensierata, piena di miele. Devo dire che ha ancora il potere di mettermi il buonumore.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Spero che qualcuno si riconosca in un momento, un suono, una frase. Sentirsi capiti è forse la sensazione più bella che si possa incontrare nella musica o nell’arte in generale. Se a qualcuno capitasse con le mie canzoni sarebbe incredibile.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Ne dico tre che mi vengono in mente al volo: Unfucktheworld di Angel Olsen, Pieces of a Man di Gil Scott Heron e Solo di Frank Ocean.

Ecco Memory Radio:

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