Barbato è un cantante campano che fonde la musica d’autore con influenze d’oltreoceano, dando vita a un songwriting indipendente tra indie, folk, alternative e pop d’autore. Il suo album d’esordio è Superstiti, un ritratto sincero e lieve delle nostre fragilità, articolato come 9 lettere aperte a chi ci ama, ci ha amato e a quella parte di noi che non esponiamo mai. Ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Spesso mi capita di pensare di non essere molto felice quando scrivo o compongo, ma poi guardo quello che ho tra le mani e riconosco di essere felice per quello che faccio. In questo senso direi di essere abbastanza HypFi.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, SUPERSTITI, E PERCHÉ?
Direi Maggio perché è una canzone sul tempismo mancato e sulle “sliding doors” che incontriamo nelle nostre vite. Parla di quello che poteva essere e non è stato. E poi quando l’ho scritta pioveva a dirotto.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Direi senza dubbio L’inverno perché, a dispetto del titolo, parla di quel momento un cui ti accorgi che le cose brutte te le stai lasciando alle spalle e ti godi l’attimo preciso in cui il vento cambia.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Nelle mie canzoni provo a far riflettere ma staccando metaforicamente la spina. In un momento in cui la velocità e la frenesia della vita, la narrazione tossica del merito e la becera propaganda sulla “performazione” delle persone pervade i nostri giorni e ci intristisce se non riusciamo a reggere gli standard imposti, sapere che si può vivere anche di sfumature e che la felicità può arrivare anche accettandosi per come si è, perdonandosi, credo sia un buon modo per far canzoni e contribuire a questa ricerca della felicità.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Vedrai, vedrai di Luigi Tenco, La verità di Brunori Sas, Please, Please, Please, Let Me Get What I Want dei The Smiths.

Ecco Superstiti:

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