Davide Amati è un cantautore e musicista nato a Roma nel 1998, che oggi vive in Emilia-Romagna tra Santarcangelo e Bologna. Appassionato di jazz, blues e improvvisazione, ha pubblicato EP #1, un lavoro formato da quattro canzoni con quattro diversi artisti (Cimini, Nicolò Carnesi, Gregorio Sanchez e Matteo Alieno). In ogni brano Davide ha voluto raccontare una parte di sé, un mood, un suono, un colore che fanno parte della sua musica e della sua scrittura: ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
In generale mi piace mettere insieme caratteristiche emotive molto lontane tra loro.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO EP #1, E PERCHÉ?
Questo dipende dal giorno che stai vivendo.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’EP?
Anche qui vale la stessa regola. Però sono sicuro che se hai vinto all’enalotto quella che ti fa più piacere ascoltare è Goodbye.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Non so se c’entri con la felicità, ma mi fa piacere quando altre persone entrano in empatia con le parole dei miei brani, che fondamentalmente scrivo per me stesso.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
I’d Rather Go Blind di Etta James, Perfect Day di Lou Reed e My Funny Valentine di Chet Baker.

Ecco EP #1:

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