Sacro disordine è il primo album dei Diletta, duo lombardo tra cantautorato e indie pop formato da Jonathan Tupputi e Andrea Rossini. Per loro il disordine è ciò che caratterizza ogni persona, non tanto per le qualità o le virtù, ma per i limiti e i difetti. Un disordine sacro perché “è solo nella nostra imperfezione che infiamma la vita e possiamo davvero affermare di essere unici e irripetibili”. Ne abbiamo parlato con loro.
QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
Onestamente non c’è tristezza nelle nostre canzoni, piuttosto malinconia e, in effetti, la malinconia è un sentimento famigliare. Detto questo le emozioni meno sono infantili più sono complesse, lo dice il film Disney Inside Out.
QUAL È LA CANZONE PIÚ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, SACRO DISORDINE E PERCHÉ?
La canzone più triste dell’album è Radicale, perché parla di un rapporto di coppia avvolto dalla noia e sprofondato in una poco vitale auto-compiacenza. È una prospettiva tristissima.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÚ FELICE DELL’ALBUM?
La canzone più felice dell’album è Waimea perché al contrario di Radicale è piena di slancio e di entusiasmo. C’è anche una certa ingenuità e pensiamo che questo riguardi in qualche modo l’essere felici… per lo meno l’essere leggeri interiormente.
IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Penso nel modo in cui funziona sempre la musica, nella misura in cui una canzone può “prenderti”, cioè ti piace, ti sembra parli di qualcosa che in qualche modo di riguarda, ti sta a cuore. Insomma se si crea empatia allora si producono good vibes e la musica ti… diletta… scusate ci è scappata
QUALI LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Sidun di Fabrizio De Andrè, straziante ed un capolavoro corale della World music, Lullaby dei Low per le loro atmosfere e Hurt dei Nine Inch Nails.
Ecco Sacro disordine:
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