I Golpe sono una band torinese post e alternative rock, che ha pubblicato l’album Seconda Repubblica, un lavoro in cui l’immaginario politico continua a essere protagonista. I Golpe catturano lo spettro di un’Italia devastata dalla sete di potere, oscurata dalle ombre dei politici: i frammenti della rovina narrati da media disfunzionali diventano l’anima dell’album, come una testimonianza di una crisi mai terminata. Ne abbiamo parlato con loro.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
Facciamo musica triste e non siamo felici. Sempre che la felicità significhi alzarsi prima delle 11 la domenica, indossare delle scarpe Salomon, leggere e avallare Michele Serra, amare la bicicletta e possederne una modello gravel, fumare la sigaretta elettronica mentre si parla a un amico appena sposatosi dell’amico trasferitosi a Londra per fare il broker insieme alla sua fidanzata con i capelli blu.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, SECONDA REPUBBLICA, E PERCHÉ?
La canzone più triste è Indro, che inizialmente doveva intitolarsi Indro lascia Il Giornale. Triste perché ci siamo immaginati cosa pensasse uscito dalla sede del quotidiano che aveva fondato di ritorno a casa, sapendo di essere stato cacciato dall’editore con cui non era più in sintonia.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
La canzone più felice è L’Italia è il Paese che amo perché atto fondativo, testimonianza ed esercizio di amore verso sé stessi e il Paese per il quale si è scesi in campo.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
La musica dei golpe rende felici perché libera dall’ipocrisia.

QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Le canzoni più tristi sono Fleurette africaine di Duke Ellington, How Vacantly You Stare at Me di Harold Budd, L’amore è tutto qui di Piero Ciampi.

Ecco Seconda Repubblica:

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Ogni giorno, UNA CANZONE TRISTE. Perché non c’è niente di meglio che ascoltare qualcosa di triste, per provare a essere un po’ più felici.

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