A un pesce che esce è l’album di esordio di Nino Scaffidi, cantautore siciliano classe 1977 che ci presenta un lavoro fatto da nove canzoni e cinque frammenti che hanno come tema i passaggi del tempo. Uno spazio di musica, parole e suggestioni che vogliono cogliere quello che è il bambino dentro l’adulto. Il tutto attraverso suoni, fascinazioni, immagini e figure che emergono dallo sfondo; chiaroscuri, abbandoni, fughe, mutamenti, distanze, bottiglie e amori. Ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Faccio mie le parole attribuite a Luigi Tenco, quando gli chiedevano del perché le sue canzoni fossero sempre così tristi rispondeva che quando era felice usciva a divertirsi… Avendo scritto poche canzoni, per tautologia, ti dico che sì, posso dirti di essere piuttosto felice. Mai quanto i gestori del bar, comunque…

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, A UN PESCE CHE ESCE, E PERCHÉ?
Molte delle canzoni del mio album si confrontano col tema della morte, ma questo non viene trattato con un senso di sconfitta. Anzi, semmai lì c’è una sorta di luce. Forse la canzone più triste è Il sole dei morenti, che è tratta da un bel romanzo di Jean-Claude Izzo. Racconta di esseri umani ai margini, dilaniati da eventi che li hanno trafitti e che sono dominati dal dolore. Nonostante ciò anche in questa canzone c’è una sorta di “cognizione del dolore” che diventa salvifica.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Sono due: Ambarabaciccicoccò e Via Orfeo. La prima è una sorta di road-movie onirico che intercorre lo spazio-tempo. La seconda è una carrellata di suggestioni dettate da un luogo al quale sono affezionato. La prima è allegra, la seconda festosa.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Diciamo che se dovesse accadere sarebbe bellissimo. Però non credo nella pillola magica che dà la felicità. Cioè le canzoni, la musica, come altro possono essere uno strumento, la felicità poi credo abbia a che fare con una ricerca interiore individuale. Se poi come colonna sonora di questa ricerca ci metti Da dove sto chiamando, Conchiglia o Michelle eh, magari allora siamo un po’ simili.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Potrei elencarti canzoni di Piero Ciampi, Jacques Brel, di Claudio Lolli o del già citato Tenco, ma questi sono esempi sublimi. Semmai sono autori che mi fanno sentire umano, vivo. In verità le canzoni che mi fanno tristezza sono ben altre. Tipo i tormentoni estivi innescano in me sensazioni che passano dalla rabbia, alla frustrazione, all’angoscia e alla tristezza nera. O ancora peggio le tecno-cover, i remix… Vuoi una classifica? Dunque, il remix Far l’amore di Bob Sinclar, tristissima, colonna sonora di una società depravata, depressa e schizoide. Poi, la versione remix di Un giorno credi fatta da Gigi D’Agostino: come deturpare una grande canzone, anche se apprezzo l’omaggio. Infine un tormentone dell’ultima estate, Disco Paradise, ovvero la banalità del male.

Ecco A un pesce che esce:

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