Crania è una cantautrice milanese e 584 è il suo disco d’esordio. La sua è una voce rotta che si fa strada scavando tra crepe di parole fragili, in un disco notturno che, come Venere (584 sono i giorni che Venere impiega per portarsi in congiunzione con il Sole), sa brillare e nascondersi. Si muove su una linea temporale tutta sua, animata da una cassa dritta e da coperte elettroniche di synth che, simili a nuvole in movimento, decidono quando far trapelare la luce o quando lasciare spazio al buio. Ne abbiamo parlato con lei.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
La felicità è una condizione che non so abitare a lungo. Ho sempre bisogno di un periodo di tristezza per trovare la felicità. È come se non sapessi vivere senza contrasti.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, 584, E PERCHÉ?
È un bel match. Direi Cemento per la tematica. Parla dell’inabilità espressiva, cioè sentire le parole pesanti appunto come cemento e non potersene liberare.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Nuovo memo 584. Nonostante sia dedicata ai momenti bui, alla depressione in particolare, cerca una risoluzione nel ritornello e la trova nella luce, quel luccichio che brilla negli occhi di ognuno.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
La cassa dritta potrebbe essere un punto di partenza.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Vedrai, vedrai di Luigi Tenco, Berlin di RY X e Vanishing Act di Lou Reed.

Ecco 584:

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