Dopo diversi anni nel circuito punk hardcore, il milanese Martin Hesta ha iniziato una carriera solista con Macerie e grattacieli, una canzone che, tra chitarre, sintetizzatori e sub bass, racconta la solitudine che si prova nell’interfacciarsi con le persone che incontra nella vita, dai rapporti personali a quelli di svago, e della sua sensazione di sentirsi estraneo e non riconoscersi in quegli ambienti.
Insieme al suo singolo, è lo stesso Martin Hesta a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo Macerie e grattacieli:
Fine Before You Came – Distanze
“Questa cosa qui o la buttiamo via o la teniamo rotta” è la frase ripetuta in questo brano, poche volte si riescono a sintetizzare così tante immagini e sensazioni in una frase così semplice. Qui ci sono riusciti.
Bon Iver – re:stacks
Questa è stata la prima canzone in assoluto che abbia mai sentito di Bon Iver, durante un inverno nevoso sulla strada per andare a vedere un concerto nell’auto di un amico. Di poche canzoni mi ricordo esattamente il primo momento in cui le ho ascoltate. Questa è una di quelle. La sua voce così delicata e le atmosfere eteree mi hanno subito obbligato a saperne di più su Justin Vernon e da allora lo seguo sempre con attenzione.
City and Colour – Hello, I’m In Delaware (live In Saint John, NB)
Stupenda canzone del primo album, racconta delle difficoltà nel mantenere una relazione mentre si è sempre lontani da casa, in questo caso girando di città in città per suonare durante un tour. In questa versione dal vivo viene riarrangiata a una decina di anni di distanza dall’originale alzando ancora di più il livello a mio parere.
Ry x – Sweat
Brano molto malinconico preferibilmente da ascoltare in cuffia secondo me. L’arrangiamento è minimale e la melodia è guidata principalmente dalla voce che fluttua su un arpeggio di chitarra. La voce rotta di questo ragazzo è qualcosa di molto potente.
Gregory Alan Isakov – Master & A Hound
Per quanto mi riguarda una delle canzoni meglio scritte che conosca. A livello di struttura scorre tutto in maniera molto fluida e l’arrangiamento intimo più la sua voce calda si fondono perfettamente con l’accompagnamento delicato della chitarra acustica.
Radiohead – Daydreaming
Questo pezzo (ed il relativo video) a mio parere, e non solo, sono dei capolavori. Il suo arrangiamento lento e sognante con strati di pianoforte e sintetizzatori porta l’ascoltatore in un atmosfera onirica che si plasma perfettamente con la suggestiva esperienza del video, in cui il regista segue Thom York in una serie di ambientazioni che, porta dopo porta, creano un senso di smarrimento e disorientamento che si riflettono nel tono della canzone stessa.
Moderat – Damage Done
Uno dei tanti pezzoni della band, non tra i più conosciuti ma tra quelli che mi hanno rapito al primo ascolto. In questo caso riescono davvero a unire abilmente la sperimentazione sonora alla parte emotiva di una performance vocale impeccabile.
Benjamin Dakota Rogers – Get To Me
Una struggente storia di una donna dalla vita travagliata, molto ben scritta a livello di testo per le immagini che riesce a evocare. L’arrangiamento è molto minimale ma non si sente la necessità di nient’altro da aggiungere. Il perfetto esempio che anche tre accordi reggono il passo se hanno un buon testo ad accompagnarli.
Explosions in the Sky – Welcome, Ghosts
Sicuramente tra i miei gruppi post rock preferiti, hanno la capacità di trasmettere un’ampia gamma di emozioni senza l’uso delle parole. In questa canzone riescono a tirare fuori il meglio a mio parere, condensando sia a livello ritmico che melodico una carica emotiva veramente intensa.
Aphex Twin – Rhubarb
Questa è un’altra traccia strumentale, tra le più iconiche del produttore inglese. La melodia principale si basa su una serie di accordi ripetuti che si sviluppano lentamente nel corso del brano ed in maniera ipnotica ti portano in uno stato direi quasi meditativo, è una di quelle canzoni da poter mettere in loop in sottofondo senza stancarsi mai.
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