Ciao Freud è l’EP d’esordio dei romani Rosso Marte, un duo formato da Claudio Marte e Luca Stoppino, chitarrista e cantante il primo, dietro alla batteria il secondo. La loro sperimentazione si muove tra blues, stoner, folk, psychedelic rock, cantautorato e canzone romana, con testi che esprimono in gran parte il concetto di lasciarsi andare, di accettare la vita, affrontando però i propri conflitti interiori in maniera attiva, con grinta, per agire e cambiare le cose. Ne abbiamo parlato con loro.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE DELLE PERSONE FELICI?
Ciao! La nostra musica non è necessariamente triste, né ricerca ossessivamente la felicità. Cerchiamo di dare un senso alle nostre vite, la felicità è la realizzazione del proprio demone interiore, quindi in questo senso la musica non può che veicolare questo risultato.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, CIAO FREUD, E PERCHÉ?
L’amore è una merda come si evince dal titolo non descrive un campo di fiori dinnanzi a sé, ma evoca un’immagine di desolazione e di rassegnazione che però si conclude con un finale di speranza. Le altre canzoni hanno tutte un’energia molto vitale, anche se parliamo di dolore, amore e morte lo facciamo sempre con passione e coraggio.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Probabilmente il nostro secondo singolo Abbandonati alle cose. È un brano che incita a vivere i propri sentimenti, senza aver paura di soffrire per essi perché ne vale sempre la pena.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Nel modo più genuino e semplice, ascoltandola al massimo del volume, ballando, cantando. Sono cose che fanno davvero bene, al corpo e alla mente. È quello lo spirito con cui suoniamo, e ci sentiamo davvero appagati quando questa passione viene condivisa allo stesso modo, durante i concerti per esempio.

QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
È sempre difficile definire la o le canzoni preferite, ce ne sono sempre a migliaia da ascoltare. Potremmo andare sui maestri della tristezza in musica, citando De André con La guerra di Piero, una canzone che riesce a descrivere l’inutilità della guerra, la desolazione e la tristezza di una morte che la fa vivere a chi l’ascolta, come fa un libro scritto bene. Un altro maestro è Leonard Cohen, nel suo ultimo album il brano Moving On descrive la difficoltà di andare avanti dopo la fine di un amore e si domanda “Chi volta pagina?”. Non descrive cura, solo desolazione, senza consolazione. Sentirlo da un uomo che poco dopo morirà fa ancora più tristezza. Infine diciamo Heaven dei Depeche Mode, è un pezzo straziante. Ci si lascia trasportare dalle parole di Gahan che sembrano parlare di un male incurabile, e invece si accorge di essere in paradiso, è una metafora bellissima, aperta a mille interpretazioni.

Ecco Ciao Freud:

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