Tommaso Tota è un cantante umbro, che oggi vive a Bologna e lo scorso anno ha pubblicato il suo primo album, Senzacera. Ora è uscito il suo nuovo EP, La sindrome del giorno dopo: presentando il singolo Saggio breve, Tota aveva dichiarato: “la tristezza serve a volte più di una felicità montata ad arte”. Ovviamente ci siamo incuriositi, e lo abbiamo contattato per scoprire davvero quanto sia HypFi.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Diciamo che non sono molto d’accordo sulla divisione tra felice e triste, penso che spesso non lo sappiamo neanche cosa siamo tra le due, spesso siamo un misto di cose a cui non sappiamo neanche dare un nome. Passare dalla tristezza alla felicità credo sia una cosa talmente inevitabile da essere perfino necessaria. Necessaria per tirare fuori il meglio dove non pensiamo neanche di averlo, necessaria per creare laddove pensiamo di aver perso tutto. Quindi non so che persona sono esattamente, triste o felice, direi che preferisco parlare di malinconia, che rappresento come una pallina da ping pong che si muove a velocità supersonica tra i due estremi della felicità e della tristezza.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO EP, LA SINDROME DEL GIORNO DOPO, E PERCHÉ?
La canzone più triste credo sia Soffio. Parlo di tante fotografie, di tante emozioni che mi portano a volte a pensare che la mia anima sia talmente lontana dal mio corpo che quasi riesco a capirla meglio. Riesco a guardarla da lontano e vedere tutto chiaro. Vedo chiare le persone che si sono comportate male con me, vedo molto chiari soprattutto anche i miei sbagli con le persone, vedo chiaro il modo in cui io non riesca a dimostrare alle persone che ci tengo quanto io ci tenga, perché a volte do così tanto spazio al mio silenzio e finisco nel creare delusioni su delusioni. Quindi si, quel brano racconta questa mia sensazione che a volte si prende il sopravvento nei miei giorni.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’EP?
Bella domanda, è difficile dire quale sia la più felice, direi meglio quale sia la meno triste. Forse Almeno è la meno triste, parla di riuscire a vedere il futuro con una persona, l’unica persona che ti permette, anche se per un attimo, di dare una sbirciata ad un futuro che può diventare talmente intenso da sentirsi in una bolla in cui niente ci tocca.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Penso che un modo sia far pensare a chiunque stia ascoltando una tua canzone “mi sento così, lo capisco”. Credo sia la cosa più bella e intensa della musica, ritrovarsi a provare le stesse sensazioni con un testo, con avvenimenti ovviamente diversi per ogni persona, ma le stesse sensazioni, gli stessi pensieri, anche per un piccolissimo momento, anche per una parola o una sola frase.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Sicuramente Farewell di Guccini ha rappresentato un momento tosto della mia vita, ma anche Orlando di XXX Tentacion ha avuto un bel ruolo da protagonista, una botta di lacrime assurda. Poi Rimini di De André è sicuramente una delle mie canzoni preferite ed è bella triste anche lei.

Ecco La sindrome del giorno dopo:

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