Gastuzie è il progetto musicale dell’artista pugliese Beppe Scarangelli, tra riff punk, energia, emozioni e ritornelli da cantare a squarciagola. Il tutto fortemente influenzato dalle atmosfere midwest emo degli anni ’90 e 2000. Con lui parliamo dell’esordio con l’EP omonimo.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Direi al 100% e rivedo totalmente il significato delle mie canzoni e del mio EP nella descrizione di Hypfi. Per me la musica è il modo migliore di esorcizzare le emozioni tristi, che attenzione, non vanno via, ma si trasformano in canzoni. Già cosi quindi sono felice, e se poi ci mettiamo a cantare tutti insieme i ritornelli, condividiamo, il che rende ancora più felice me ed il pubblico.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO EP, GASTUZIE, E PERCHÉ?
Direi che il coefficiente di tristezza è equamente distribuito all’interno dell’EP, è magari la rabbia di Cow Chew, o la rassegnatezza di May Nov, o ancora la paranoia di Long Bob e la profonda malinconia di Loquats a connotare diversamente la tristezza. Direi però che probabilmente la più triste è Loquats, dato che si riferisce alla situazione disastrosa più recente alla quale da tutte e due le parti si è cercato più volte di ricucire ferite aperte. Inoltre, diversamente dalle altre canzoni, manca una componente comune cruciale: la presa di coscienza che mi aiuta a tirarmi fuori dalla situazione/relazione “finita” male, emotivamente il meno devastato possibile.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’EP?
Non vi nascondo che rispondere a questa domanda è particolarmente difficile. Probabilmente, diciamo così, la meno triste è Long Bob. Non è bello elaborare sentimenti tristi, e per rispetto in una relazione, cerco di fare il possibile per evitarlo all’altra persona. Long Bob è una presa in considerazione di insicurezza riguardo la relazione a cui si riferisce, ed è inoltre una dichiarazione di scuse in anticipo per qualche sfrascio che poi, (spoiler) ho fatto. Perdonerete il mio linguaggio un po’ colloquial.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Nelle mie canzoni, la chiave della felicità risiede sicuramente nella parte musicale. Per quanto in generale possa passare quasi inosservato, c’è un’enorme cura delle melodie e delle armonie che si intrecciano con il ritmo energico ed incalzante (spesso ridondante di proposito) soprattutto dei ritornelli. Lasciare in mente i ritornelli e cantarli tutti insieme durante i concerti è l’obbiettivo che cerco di raggiungere proprio attraverso queste tecniche musicali. Anche se i temi sono tristi, come principio base condivido al frase di Chris McCandless: “Happiness is only real when shared”. Cantare insieme le canzoni e condividere quel momento unico del live, mette tutti in mood felice che non ha bisogno di essere spiegato.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Per rispondere a questa domanda ho dovuto scrollare il mio Spotify tra playlist e album. In generale preferisco canzoni che trattino la tristezza in maniera quasi palpabile con mano, in un estremo realismo come nel midwest emo americano, che raccontano di situazioni praticamente quotidiane in grado di suscitare precisi sentimenti, quasi come nella Madeleine de Proust. Detto ciò, ecco le mie tre canzoni tristi preferite di sempre (non per forza in ordine): Your Graduation dei Modern Baseball, Scott Pilgrim V. My Gpa dei Mom Jeans, con menzione speciale per Magnolia dei Negrita, non tanto per il testo, ma per le situazioni che mi ricorda.

Ecco Gastuzie:

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