Martina Vinci è una cantante e pianista genovese, che nel suo nuovo singolo, 5 minuti, canta la malinconia sotto un’apparente leggerezza, raccontando i contrasti e le cose fuori posto nella vita.
Insieme al suo singolo, è la stessa Martina Vinci a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo 5 minuti:
Dimartino (feat. La rappresentante di lista) – Ci diamo un bacio
Presi dal turbinio delle nostre vite, i figli, i cani, i piatti da lavare, la spesa, il lavoro, cerchiamo qualcuno con cui condividere quello che rimane della solitudine, qualcuno che abbia quella stessa guerra negli occhi e il coraggio di guardare sempre oltre, forse facendo ancora più casini di prima e allora “Ci diamo un bacio prima di farci male”.
La Municipal – I tuoi bellissimi difetti
Amare talmente tanto ogni suo singolo difetto da farne un luogo di rifugio, anche da se stessi: “E si spengono i lampioni, rimaniamo nudi sul divano a prenderci da dietro come cani e ritrovarci in fondo sempre più vicini”.
Ditonellapiaga – Repito
Negare. Negare. Negare spudoratamente anche di fronte all’evidenza estrema… Non sia mai che funzioni! “C’è un posto di blocco, ‘sto sbirro si è accorto che tutto sto rosso non è il mio rossetto”
Ethan – Pugni
Dissacriamo ‘sto passato che prende a pugni lo stomaco ogni volta che gli va di farlo, o che noi glielo lasciamo fare… “Hai la voce un po’ rotta, è un rumore incessante che mi sfonda la testa e mi prende le ossa”
Anna Carol – Colla
Magari esistesse una colla per tenere insieme tutti i pezzi persi per strada e smettere di trascinarseli dietro a peso morto: “Siamo un puzzle e le bocche non combaciano”.
Maria Antonietta – Con gli occhiali da sole
Accendi una sigaretta, metti in moto l’auto, braccio sul finestrino, occhiali da sole, capelli al vento e parte lei: “Ti ricordi quelle feste noiose che ci chiudevamo in bagno a fumare? Tu dicevi: Come sono belle le persone una volta che se ne sono andate!”
La rappresentante di lista – Alieno
Inno alla libertà: di provare piacere, di provare dolore, di dormire poco, di pensare male, di fare l’amore, di cadere.
“Sono più forte del piacere, sono l’amore / Sono più forte del dolore”
Dargen D’Amico – Patatine
A ogni frase sembra di mandare giù patatine, una dietro l’altra, alla leggera, ma qui mordi pezzi di vita senza mezzi termini. La mia parte preferita, quella dedicata alla madre: “Mia madre è tornata giovane / È rinata, è scappata da mio padre, si è riscattata / Vorrei darle una vacanza ora che si è rifatta / E da single ogni foto va riscattata / Si sente bene a settant’anni per la prima volta / Come accorgersi che scalda quando tramonta / Mi risponde: “Vaffanculo”, che non era pronta / Ma so che non ce l’ha con me”
Galea – Soffrire bene
A volte vogliamo solo vivere a tutto volume, provare ogni sensazione a disposizione, non importa se poi avranno effetti collaterali: “Non riesco a distinguere un bacio da un morso, il principe o un rospo, non me lo ricordo più, ma puoi ricordarmelo tu. Voglio farmi a pezzi il cuore senza lasciare prove, soffrire bene”.
Madame – Se non provo dolore
Altre volte invece vorremmo che testa e pancia viaggiassero alla stessa velocità, che il corpo imparasse in fretta a reagire a tutte le informazioni che la mente diligentemente cataloga ed elabora. Così ci strappiamo, prima lungo i bordi (scusa la cit. impropria Zerocalcare) e poi fino all’osso, a costo di sentire qualcosa, qualsiasi cosa. “E sto implorando il mio corpo di reagire agli input / Perché a volte non ricorda come stare vivo / Non si riconosce se non lo faccio impazzire / Se non provo dolore”
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