I Can See The Light From Here è il secondo album dei toscani Pitchtorch, in cui il lato introspettivo del folk lascia il campo a un classic rock spazioso, che si tinge spesso di Americana e West Coast, psichedelia, blues e jazz. Ne abbiamo parlato con Mario Evangelista, uno dei tre membri della band insieme a Danilo Gallo e Marco Biagiotti.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
Sicuramente la musica nasce più dal contrasto e dalla contraddizione che da un sentimento di appagamento. Come ben sappiamo, le difficoltà aguzzano l’ingegno. La nostra musica può essere malinconica ma mai triste. La tristezza è senza speranza. La malinconia ha invece qualcosa di dolce, in cui perdersi può essere piacevole.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, I CAN SEE THE LIGHT FROM HERE, E PERCHÉ?
Molto probabilmente Mother. È una lettera di scuse scritta da un figlio che ha scelto di vivere lontano.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Più che felice, direi ironica. Una canzone che sorride per non piangere. Credo sia Jack Of All Trades, un brano che affronta la condizione del musicista contemporaneo, sempre più impelagato in post sui social, promozioni, fotografie in posa e poi alla fine costretto a trascurare sempre di più quello che ama, ovverosia suonare e comporre musica da condividere con gli altri.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
La musica sottolinea un momento, rappresenta la memoria sonora di un vissuto. Se un determinato pezzo in un preciso momento della tua vita ne diventa la colonna sonora, allora ben venga. Vuol dire che le due cose saranno perennemente legate. Questo aiuta sempre, nel bene e nel male. La nostra musica, come quella di tutti, può fare questo: portare a galla un ricordo, far sorridere, ricreare un’atmosfera. Penso che basti.

QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Devono essere solo di Nick Cave o vanno bene anche altri artisti? È presto detto: Nick Cave vince a mani basse con Ghosteen, dedicata alla scomparsa di un figlio. Piero Ciampi lo segue a ruota con Sporca estate, dedicata all’impossibilità di vedere i figli. Premio della giuria a Robert Johnson con Dead Shrimp Blues. Un dolore diverso ma che ti segna lo stesso.

Ecco I Can See The Light From Here:

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