Aliante è il quinto album per i Rigolò, band romagnola composta da Andrea Carella – fondatore del progetto – e Jenny Burnazzi, conosciutisi durante la passata militanza nei Comaneci, oltre che da Alessandro Reggiani Romagnoli e Andrea Napolitano, quest’ultimo attualmente anche nella line-up dei Clever Square. Un lavoro che attraversa differenti stili musicali, pur rimanendo fedele alle sonorità che caratterizzano il gruppo di Ravenna, tra area folk e impianti post-rock applicati a una forma-canzone alt-pop. Ne abbiamo parlato con loro.
QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
C’è una tensione alla felicità e la consapevolezza che bisogna guadagnarsela. È difficile perché la felicità è soggettiva per ognuno di noi e per forza di cose repentina, quando si raggiunge bisogna staccarne un pezzettino da usare nei momenti in cui manca del tutto.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, ALIANTE, E PERCHÉ?
La nostra canzone di Aliante più triste (almeno per noi, perché anche la tristezza è soggettiva) è I See Your Smile. È un brano sull’assenza di una persona che era importante o che lo sarebbe stata ma non si è potuta conoscere, per forza o per scelta.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
La canzone più felice è probabilmente Beautiful Grace, in cui viene messa in scena una vera e propria corsa o meglio rincorsa alla felicità, contro il tempo che ci insegue con il coltello puntato, può sembrare una gara ma in realtà è solo lo svelamento di un percorso da affrontare assieme alle persone che si amano per arrivare il più lontano possibile. Ma anche Be Right nasconde, dietro la messinscena di un litigio familiare, la felicità degli affetti.
IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Difficile provare felicità solamente ascoltando una o più canzoni e anche questo dipende, come già detto, da persona a persona; c’è chi trova sollievo ascoltando musica malinconica perché si bilancia al proprio umore, creando una sensazione di equilibrio, senza entrare a gamba tesa e c’è chi invece vuole ricoprire o ancora meglio spazzare via i brutti pensieri con un suono opposto. Spesso componiamo canzoni vestite di allegria che creano scarto con liriche malinconiche; non è solo una moneta con due facce da lanciare ma più un dado, uno di quelli che si usano nei giochi di ruolo e offrono più di 6 soluzioni.
QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Dovremmo rispondere tutti e quattro singolarmente, ma citare 12 brani ci sembra eccessivo, per cui ne sceglieremo tre ma potrebbero essere molti di più, essendo difficile scegliere chi mettere al primo posto: Lazarus di David Bowie, per la sua forza emotiva quasi spaventosa. Bowie mette in scena e in musica un auto-epitaffio, un’autocelebrazione senza ego, prima di salutare tutto e tutti rinchiudendosi in un armadio. Lilac Wine di James Shelton, soprattutto quella delle versioni di Nina Simone e Jeff Buckley dove, alla tristezza dei testi va ad aggiungersi la triste storia personale dei due artisti. Hey, That’s No Way to Say Goodbye di Leonard Cohen un testo poetico d’amore e di abbandono, struggente, delicato e strettamente connesso alla parte musicale.
Ecco Aliante:
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