I C+C=Maxigross sono un collettivo musicale di Verona. Dietro a questo nome c’è una band che nel corso di dieci anni è salita su palchi importanti e raccolto premi un po’ ovunque, con il loro folk psichedelico sempre molto originale. Poche settimane fa è uscito Deserto, il loro primo album in Italiano, e ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere con la band.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
La felicità, nessuno sa bene cosa sia. È una condizione umana sicuramente indescrivibile, forse idealistica e inesistente.
Ci piacerebbe riuscire a descriverla, sarebbe un punto di realizzazione artistica così alto che forse ci porterebbe ad assaporarla per la prima volta. Secondo noi non ci è riuscito ancora nessuno. Ci hanno provato giganti della musica quali Albano & Romina, Alan Cojombary e Billy Joel (R.i.p.). Noi in questo disco ci siamo cimentati con la Gioia, che è un sentimento molto più impulsivo, istintivo e a suo modo “semplice”. Ma tu ci chiedevi se siamo felici, scusami. Ti risponderei con un “boh, guarda ti dico che stiamo bene e sorridiamo molto” questo sì.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, DESERTO? E PERCHÉ?
Ogni canzone presente in Deserto – il disco, come in generale tutte le nostre canzoni, nascono come reazione ad uno stimolo, che sia un’emozione interiore o un fatto accaduto esteriormente. Per noi reagire ed elaborare, anche ai fatti più tristi che nella nostra cultura si tende a percepire come negativi, sono atti pieni di gioia, energia e rivoluzione. Perciò non c’è nessuna canzone triste.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Forse proprio Gioia, ma non per la tematica trattata, ma in quanto ultima traccia del disco. Finisci il disco e fai il bilancio di quello che ti ha detto, se sei fortunato ti ha dato degli spunti per pensare a come migliorare il rapporto con te stesso e quindi, di riflesso, con gli altri. Se questo avviene dovresti esserne “felice”. Sicuramente renderebbe “felici” noi sapere che questo è avvenuto.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Visto il nome del vostro sito forse conoscete Rollo May. Ecco cosa scrisse in Freedom and Destiny (1981):
“La felicità è la realizzazione delle fantasie, speranze, obiettivi del passato… La felicità è mediata, per quanto ne sappiamo, dal sistema nervoso parasimpatico, il quale ha a che fare col mangiare, l’appagamento, il riposo, la placidità. La gioia è mediata dal sistema nervoso opposto, il simpatico, che non induce a mangiare, ma porta all’esplorazione. La felicità rilassa; la gioia sfida a raggiungere nuovi livelli di esperienza. La felicità dipende generalmente dallo stato esteriore della persona; la gioia è uno straripare di energie interiori e dipende dalla meraviglia e dallo stupore. La gioia è una realizzazione, un’apertura; è ciò che arriva quando si è genuinamente pronti a “lasciar andare”. La felicità è associata all’appagamento; la gioia alla libertà ed alla ricchezza dello spirito umano… La gioia è nuove possibilità; punta attraverso il futuro. La gioia è vivere sul filo del rasoio; la felicità promette appagamento nel presente, il raggiungimento di vecchi desideri. La gioia è l’eccitamento per nuovi continenti da esplorare; è il realizzarsi della vita”.

QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Police in Helicopter di John Holt, che racconta di una struggente battaglia contadina in Centro America.
Quelli che… di Enzo Jannacci, molto attuale, descrive un disagio sociale basato su ignoranza e indifferenza che pare la società moderna, consumista e occidentale non riesce a scrollarsi di dosso.
La sagra della primavera di Stravinsky, anche se non è una canzone, è un inno di bellissima e devastante tristezza: c’è nascita, giovinezza, sacralità e tutto porta al sacrificio. Il sacrificio è un concetto estremamente triste, specialmente se ci spogliamo della patina cristiano-cattolico-romana che si adagia sul nostro giudizio morale.

Ecco Deserto:

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