Me ne vado al mare è il primo singolo di Ascari, estratto dal suo album d’esordio, Italien*. Il brano, il cui testo è co-firmato da Ascari e da Kaballà, vede alla voce la collaborazione di Gianluca De Rubertis ed è un inno scanzonato e nostalgico al ritorno dell’essere umano alle proprie radici acquatiche, quasi un inno a ripercorrere l’evoluzione descritta da Darwin al contrario (“Caro Darwin, torno indietro”) e ridiventare da esseri umani a pesci, in grado di respirare nuovamente nell’acqua (“[…] Per ricordare che una volta in acqua sapevamo respirare”). Gianluca De Rubertis, già parte del duo Il Genio, è reduce dalla pubblicazione del nuovo singolo Piramidi, un nuovo inizio che ci porterà presto alla pubblicazione di un nuovo album.
Insieme al suo singolo, è lo stesso Gianluca De Ruberti a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo Me ne vado al mare:
Blonde Redhead – For the Damaged
Una canzone che sa di musica classica, da una band che affonda le sue radici nel noise, un pianoforte che lagrima di impenetrabile sofferenza, una voce flebile e dolcissima che recita: “don’t cross your finger…”
Laszlo De Simone – I nostri giorni
Questo brano mi ha colpito sin da subito per il modo elegantissimo con cui l’autore elenca le moltitudini di terrori che attanagliano l’umanità, in un canto nostalgico e rassegnato.
Sting – Russian
Qui sopravviene il ricordo del bimbo che fui negli anni 80, mentre si paventavano gli orrori di un futuro nucleare e la guerra fredda non era ancora giunta al disgelo Sting
ci emozionava con questo brano epico e carico d’angoscia, in cui meravigliosamente chiosa “condividiamo la stessa biologia, al di là della ideologia”.
Claudio Baglioni – Qui Dio non c’è
Questo brano descrive magnificamente la sofferenza viscerale e disperata di un uomo che si smarrisce e si lascia sopraffare dal dolore che lo circonda, una canzone di un’empatia mirabile, la musica in tempo dispari riesce ad essere descrittiva almeno quanto il testo, a sua volta tagliente e onirico.
Piero Ciampi – Sporca estate
Come si può restare indifferenti a questo brano? Qui c’è un uomo di una sincerità rarissima e disarmante, che in due frasi riesce a restituire in maniera potente e lampante la catastrofe della vita, il rimpianto e l’assenza: “figli, vi porterei a cena sulla stelle, ma non ci siete”.
Paolo Conte – Sonno elefante
Forse, per me, una delle più belle canzoni mai scritte da essere umano. Impossibile non ammirarne la trama musicale, in bilico tra Chopin e Shumann, impossibile non commuoversi nel sentirsi volare sopra dune di sabbia ad occhio chiusi “senza guardare”, nell’attesa che un sonno munifico e magnifico venga a sconfiggerci.
Ivan Graziani – Firenze (canzone triste)
Il titolo di questa canzone ampiamente conosciuta non lascia molti dubbi; siamo, qui, davanti ad una tristezza giovanile, una nostalgia forse più leggera e velata, ma la sofferenza è sempre relativa, e un dolore d’un amore passato è pur sempre atroce nel momento in cui si vive.
Morgan – Amore assurdo
Ecco un altro brano magnificamente pervaso d’infinita, nobile tristezza, nobile perché carica di gratitudine; è questo che fa un uomo grande, amare tutto ciò che è al di là del bene e del male, anche mentre l’anima sgorga il suo pianto di ricordo e mancanza.
Fabrizio De Andrè – Amore che vieni, amore che vai
Non credo ci sia bisogno di spendere troppe parole. In questa canzone la bellezza e la tristezza sono saldate in una cosa sola, una meravigliosa cosa sola.
Achille Lauro e Rose Villain – Fragole
Dulcis in fundo, trovo questa canzone infinitamente triste in quanto orrenda.
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