I Milano 84 sono Fabio Di Ranno e Fabio Fraschini: con il loro progetto musicale rielaborano elementi iconici e trasversali degli anni 80 per avvicinarli al gusto contemporaneo e dare forma a un nuovo immaginario. Il loro esordio è Monochromatic, un album che oscilla tra italodisco e synthpop con eleganza e groove, e con una base di nostalgia e malinconia che lo rende senza dubbio HypFi. Ne abbiamo parlato con loro.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
Ci sentiamo molto HypFi poiché proviamo godimento dall’assaporare la malinconia che una canzone triste è in grado di trasmettere. La tristezza ce la procura, molto più spesso, una certa musica “felice”, in sostanza funzioniamo un po’ al contrario.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, MONOCHROMATIC, E PERCHÉ?
L’italopop, la nostra formula musicale, è caratterizzato da un’attitudine felice/triste, come raccontiamo in Milano, L’Amore, lo stesso mood rintracciabile in molta della musica degli 80s che ci piace. Victor Hugo diceva che “la malinconia è la gioia di essere tristi”. E allora la nostra canzone più gioiosamente triste è Play. Che è anche il brano più cinematico di Monochromatic.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Senz’altro Fanatic, dove si immagina oggi l’incontro con un sé stesso quindicenne. Ma anche Suspiria on TV che, pur avendo un titolo dichiaratamente horror, è una love song con un finale ottimista e felice. In generale, ci piacciono le chiusure positive.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Gli anni 80 sono quell’epoca in cui si credeva tutto possibile, in cui si pensava di essere diventati migliori, più liberi. Più felici. Milano 84 proietta tutto ciò in un futuro che ha ancora molte potenzialità: anche se può sembrare oscuro, serve a maggior ragione uno slancio artistico e romantico per conquistarlo, ne siamo convinti. Bisogna stare con la testa nel futuro, ma per farlo bisogna conoscere bene il passato.

QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
L’adagio di Tomaso Albinoni anche se non è una canzone, I Used to be my Playground di Madonna che ci fa piangere e Damien Rice con The Blower’s Daughter apoteosi di sofferenza in musica!

Ecco Monochromatic:

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