Chitarre e malinconia non mancano nei lavori dei McKenzie, band calabrese che ha appena pubblicato Zooloft, un concept album sull’affascinante decadimento della logicità, della morale, dell’esistenza tutta. Ne abbiamo parlato con loro.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI
Più che musica triste la nostra è musica cupa per sonorità ma allo stesso tempo molto energica e dinamica. Veniamo dall’hardcore e da certo post rock, quindi potremmo dire di essere emotivamente cinici e socialmente attenti.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, ZOOLOFT, E PERCHÉ?
Sicuramente è Murene, perché racconta di una persona che non c’è più e di quanto sia necessario in certi casi arrendersi al fatto che la vita sia ciò che accade, con la consapevolezza però di dire «è stato meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati». Ci sono anche i violini di Nicola Manzan in questo brano a rendere il tutto più emozionale.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Questa risposta la lasciamo dare a chi ascolterà il disco.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Quando suoniamo la nostra musica siamo felici e cerchiamo di trasmetterla attraverso il suono, quindi probabilmente renderebbe felice semplicemente ascoltandola, ascoltando la nostra energia messa nelle nostre canzoni.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Take Me Somewhere Nice dei Mogwai, Didn’t We Deserve a Look At You The Way You Really Are degli Shellac e Katy Song dei Red House Painters.

Ecco Zooloft:

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