Leumann è il progetto solista di Manuel Parisella, tra caldi synth analogici, fredde elaborazioni digitali, manipolazioni realizzate su nastro magnetico. Here is not Here, il suo nuovo lavoro, è un flusso di coscienza, qualcosa di vicino a un concept album. Una serie di impulsi diversi e continui che utilizzano i nostri corpi per propagarsi, frequenze che ci attraversano e vanno a risuonare nei posti in cui la nostra anima si è consolidata, rievocando memorie passate o future. Ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Direi di si! Anche se non definirei la mia musica propriamente triste, magari diversamente allegra. In generale sono una persona abbastanza positiva e felice di quello che ho.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, HERE IS NOT HERE, E PERCHÉ?
Penso sia acabar, l’ultima traccia. Anche se più che triste la definirei malinconica. Forse perché dopo la prima parte abbastanza nevrotica e caotica si arriva alla seconda e ultima parte che è quasi rassegnata, il pezzo va a morire con il contrabbasso che suona una melodia di commiato: è la fine!

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Non credo ci sia, diciamo che l’umore generale è molto poco felice!

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Spero che in qualche modo possa essere confortante e possa permettere di viaggiare con la mente e distaccarsi dai pensieri quotidiani che affollano la nostra testa.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
The Only Thing di Sufjan Stevens, Nuotando nell’aria dei Marlene Kuntz e Real Death di Mount Eerie.

Ecco Here Is Not Here:

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