Abbiamo conosciuto Henry Beckett qualche mese fa con il suo album d’esordio, Riding Monsters, un lavoro introspettivo e profondo che ci aveva colpiti. Da quell’album, il cantautore milanese estrae ora I’m Calling You, per la colonna sonora della miniserie televisiva RAI Per Elisa – Il caso Claps.

Insieme al suo singolo, è lo stesso Henry Beckett a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo I’m Calling You:

R.E.M.Leaving New York
È strano che, come prima canzone, mi sia venuta in mente proprio questa. La associo infatti a una fase di vita che risale a circa 12 anni fa. Terminavo il liceo, stavo facendo diverse esperienze che mi proiettavano fuori dal guscio milanese e cominciavo veramente a sognare un futuro nel mondo artistico musicale e recitativo. Nonostante questo principio ardente di fantastiche ambizioni, c’era qualcosa che mi frenava. Se quel mondo agognato poteva essere la New York del brano, a farmela vedere solo da lontano erano tutti i miei tentennamenti in cui si mescolavano paure e incertezze. Così ho incominciato e terminato l’università senza salire su un aereo per lanciarmi verso nuovi orizzonti. Allo stesso tempo, non ho mai accettato di vivere quel saluto ai miei sogni come un addio e ho capito dopo poco che sarei tornato presto da loro.

Greta Van FleetLight My Love
Anche questa per me è una canzone di adii e arrivederci. Probabilmente le sto scegliendo con questo criterio perché sto mettendo la parola fine a certi capitoli per incamminarmi verso nuovi sentieri della mia vita. La potenza di Light My Love mi entra sempre nelle viscere. Che sia la fine di una relazione, la morte di una persona cara, la fine di qualsiasi esperienza, questo pezzo celebra il bello di ogni singolo colore della vita, anche quando ti ferisce. Ed è una cosa che tristemente ma felicemente mi commuove.

Half Moon RunGigafire
E non poteva che seguire questa mina che porterà in orbita ogni sognatore. A settembre sono andato a Londra in solitaria per sentire gli Half Moon Run in concerto e ho aggiunto qualche tappa nei live music pub per suonare qualche pezzo ai loro open-mic. Ero immerso nei miei pensieri, entrando in vortici interminabili che riguardavano presente e futuro, un’altalena di speranze e frustrazioni. Gigafire faceva da calmiere, da colonna sonora che mi urlava che andrà tutto bene in ogni caso.

Ryan AdamsDo Not Disturb
Chi mi conosce sa, Ryan Adams entra sempre in ogni mia lista musicale. Forse all’ascolto non risulterà una canzone triste, ma a me riporta a momenti di rabbia e totale solitudine in cui trovavo rifugio solo nei big colors del disco di cui fa parte. È un brano di vagabondaggio notturno da ascoltare quando non si vuole fare lo stesso con le voci interiori, proprie e di altri, che stanno creando solo interferenze.

Nick Cave & The Bad SeedsJubilee Street
E nella profonda oscurità delle ore notturne, quando quasi arrivi a toccare la melma catramosa del sottosuolo, devi per forza far partire Nick Cave. Brani come questo mi fanno scorrere davanti agli occhi gli scenari più violenti del nostro mondo. Bombe, spari, degrado, fuoco, burrasche, sudore, urla… Forse dovrei un attimo rivedere i miei ascolti prima di andare a letto.

Mark KnopflerGoing Home: Theme Of The Local Hero
È un brano che per me come copertina porta l’immagine di mio padre, il mio local hero, e che me lo farà ricordare sempre come tale. Ogni tanto di notte mi metto sul balcone di casa con le cuffie più grandi che trovo e me lo ascolto.

Low RoarI’ll Keep Coming
Il mio lato nerd è fortemente legato a questo brano, scoperto nel finale di uno dei giochi più pazzi che abbia mai fatto: “Death Stranding”. Eravamo in pieno periodo pandemia e questa opera concentra tutta la sua narrazione sul tema dell’isolamento, sull’essere sconnessi gli uni dagli altri. È stato incredibile vivere questa esperienza videoludica, infallibile nel toccare i punti più sensibili del tuo cervello, in un periodo così struggente come quello che abbiamo vissuto.

Dan WilsonSugar
Per me Sugar fa da sigla di inizio e di fine di un periodo stupendo e lunghissimo dei miei 20 anni. L’inizio e la fine di una storia con una persona con cui sono praticamente cresciuto. È quindi un brano che mi fa tornare più giovane, che mi riporta agli anni universitari, in periodi in cui intorno a me giravano persone che probabilmente non rivedrò più, in anfratti della mente in cui non avrei mai potuto prevedere ciò che avrei fatto o che mi sarebbe successo nel futuro. È ciò spara un segnale malinconico lungo la schiena, dovuto a questa sorta di ingenuità che almeno in parte rendeva le cose più leggere e che non recupererò mai.

Sons Of The EastInto The Sun
Il bello e il brutto dell’allontanarsi da casa ed il bello e il brutto del ritornarci. In un viaggio verso qualsiasi luogo non penso di avere una netta preferenza tra il partire e il tornare. “Into The Sun” è una canzone che collego alla dimensione viaggio ed in cui ritrovo questa dicotomia che si manifesta ogni volta che parto o che torno, lasciandomi sempre un dolce pensiero nostalgico a cui do respiro.

The War On DrugsStrangest Thing
Uno dei brani più belli mai scritti, che tocca picchi di intensità che non avevo mai percepito prima. Quando lo ascolto rivedo l’isola di Skye e rivivo il mio viaggio on the road in solitaria in cui cercavo un punto di contatto con me stesso. Avevo pubblicato da poco il mio primo EP e sapevo che dopo l’ultimo mio concerto live ci sarebbero voluti tanti mesi per tornare sul palco. Si era sfaldato il mio primo team di produzione e dovevo praticamente ricominciare da zero per produrre “Riding Monsters”. Così come il mio vagare per la Scozia, anche la creazione del disco sarebbe stata un’avventura ed essa incominciava con questo brano.

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