Capitano Merletti è il progetto del produttore, poli-strumentista e cantante veneto Alessandro Antonel, che ha appena pubblicato Medusa. Un lavoro in cui la psichedelia colorata dei Sixties si fonde con l’indie-folk più intimo. “Questo per me è l’album della vita – spiega Alessandro – Ci sono dentro le canzoni che hanno fotografato i momenti più importanti della mia esistenza, quelle che durano negli anni. Ho sperimentato molto, cercando soluzioni personali. Mi rendo conto che va nella direzione contraria rispetto alla musica di oggi: è lungo, richiede tempo per essere digerito”. Ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Mi sento molto HypFi, adoro ascoltare e fare musica triste e malinconica, è la cosa che adoro di più. Non è detto poi che ci riesca, alle volte mi vengono fuori addirittura pezzi felici, nessuno è perfetto. Ci sono giorni in cui sono inquieto, intrattabile e allora so che ho bisogno di chiudermi in studio qualche ora e qualcosa salterà fuori, un’idea, una canzone intera magari! Allora sarò libero e starò un pò meglio. Difficile essere persone felici, almeno per me. Io cerco di essere in pace e la musica è sicuramente la migliore medicina.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, MEDUSA, E PERCHÉ?
Ce ne sono varie, forse la canzone più triste per me è la traccia numero tre, You, My Home. Una “casa” può essere un posto fatto di mattoni, di legno magari, ma può essere anche una persona, che diventa la tua casa, il tuo intimo. La mia casa è stata la nascita del mio primo figlio, che mi ha reso leggero perché mi ha insegnato a guardare di nuovo il mondo con gli occhi di un bambino ma allo stesso tempo mi ha appesantito perché ho capito veramente, nel profondo, che la vita ci sfugge di mano, e ogni istante che perdiamo è sprecato per sempre nel flusso del tempo. Non servono a niente i ricordi per vivere, anche se sono belli, alle volte fanno male e ti impediscono di godere del presente. Il futuro? un’illusione, è una cosa a cui cerco di non pensare. Questa cosa mi ha fatto realizzare che forse è più saggio non ragionare troppo, meglio agire d’istinto e godersi il tempo libero all’aria aperta, tra gli alberi e gli uccellini che cantano. Molte canzoni di questo disco sono nate così, in quel periodo magico in cui sono nato di nuovo. Perciò ascoltare e suonare You, My Home è sempre triste per me perché è la mia storia, è una persona, io, che non c’è più, che è stata sostituita da un’altra evoluzione di me.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Always Needed Something è nata proprio perché volevo fare una canzone allegra e ho fatto un pò di vio-lenza su me stesso, mi son messo là e mi son detto: “adesso scrivi un pezzo yeah!” Ok, massimo 2 accor-di, poi ho dovuto metterne altri due per finire il ritornello ma per il 90% della canzone c’è solo Dmi7 e G. Il testo è chewing-gum, serve a far suonare bene tutto, parla di dipendenze, da sostanze ma anche da perso-ne, c’è di mezzo l’amore e le cattive abitudini, ma anche tanta spensieratezza che ci vuole, quella sana indif-ferenza alla vita di tutti i giorni come cantavano i Marta sui Tubi.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
E’ difficile dare una definizione univoca: ogni volta che ci troviamo di fronte al risultato di un processo crea-tivo diamo i nostri personali significati a quello che vediamo, ascoltiamo o gustiamo. Chissà cosa può evo-care nella mente di un altro da me quello che faccio, è impossibile rispondere, potrà dargli felicità, renderlo triste, annoiarlo e basta? Magari gli ricorderà una gita al mare fatta vent’anni prima o chissà cosa… Se ci troverà qualcosa dentro il risultato è raggiunto, chi può dire cosa scaturirà nella mente dell’ascoltatore di Medusa? Sono curioso però vedi, il punto di partenza è un altro, fare musica è qualcosa che fa star bene me, è una necessità per la mia salute mentale. Fare Medusa mi ha fatto star bene, mi ha completato. Perciò se questo disco riuscirà anche a far star bene l’ascoltatore vorrà dire che in qualche modo io e lui siamo collegati, è la magia della musica.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Primissimo premio va ai mie paladini, The Flaming Lips con Feeling Yourself Disintegrate dall’album The Soft Bulletin, poi Morning di Beck, assoluto capolavoro, la traccia numero due di Morning Phase e Ballad Of Big Nothing di Elliott Smith – (da Either/Or), genio.

Ecco Medusa:

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ogni giorno, UNA CANZONE TRISTE. Perché non c’è niente di meglio che ascoltare qualcosa di triste, per provare a essere un po’ più felici.

E poi INTERVISTE, LIVE e PLAYLIST per una dose quotidiana di HypFi.