I Neraneve sono una band di Frosinone e hanno appena esordito con l’ep omonimo: un concentrato di melodie e cantati affogati nel riverbero, strutture dei brani che spaziano dal post-rock al dream-pop, soluzioni elettroniche e una drum-machine a sorreggerli: disagio e malessere sublimati in chiave catartica. Ne abbiamo parlato con loro.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
Tutti i giorni dell’anno! In particolare la domenica sera. Scherzi a parte, complimenti per l’idea del sito, la scelta ci ha colpito, ci sentiamo a casa, sulla stessa lunghezza d’onda. Siamo piuttosto felici di essere tristi, Happy when it rains, come cantavano i Jesus and Mary Chain. Sicuramente nelle canzoni finisce che i due stati si incontrano, perché una gioia passata diventa nostalgia, e viceversa cantando un dolore si alleggerisce, diventa sostenibile.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, NERANEVE, E PERCHÉ?
ologramma, perché racconta di una sconfitta contro il tempo. Resta solo un ologramma intangibile, una figura vuota, che si ripresenta sotto forma di ricordi ed emozioni. Il testo è un invito a dare più importanza ai momenti e a non farli scappare. In questo caso non c’è stato verso di essere ottimisti!

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Sicuramente grandine, perché nella musica si vede un po’ di sole tra le nuvole e anche il testo è meno rassegnato e metaforico e più diretto.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Come per noi è stato liberatorio comporre questi brani, pensiamo che anche il percorso di chi ascolta possa essere altrettanto catartico. Un ascoltatore sensibile ritrova le sue stesse emozioni nelle canzoni e può empaticamente esorcizzare quello che prova.

QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Disease dei The New Year, Moonbeams dei The For Carnation e Stay With Me Baby di Scott Walker.

Ecco neraneve:

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