Clio M è il progetto solista di Clio Colombo (ex del duo Clio and Maurice), qui all’esordio con Fight, un brano oscuro in cui convivono influenze stratificate e diverse di respiro internazionale, con un focus che è sia politico sia esistenziale, profondamente ispirato all’energia interpretativa e compositiva di Nina Simone.

Insieme al suo singolo, è la stessa Clio M a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo Fight:

Luigi TencoVedrai, vedrai
Vedrai, vedrai è un brano che mi distrugge l’anima, come mi piace dire. Sembra un po’ masochista, ma spesso i miei brani preferiti sono proprio quelli che mi fanno soffrire. Ascoltando il testo verrebbe da pensare che si tratti di una canzone d’amore, in realtà Vedrai, vedrai è dedicato a sua madre e alla sua difficoltà di fare della musica una professione. Se si pensa alla biografia di Tenco, si tratta di un brano potentissimo.

Billy StrayhornLush Life
Lush Life è un brano che parla di solitudine, di disillusione dopo un amore finito. L’ho scoperto abbastanza presto nel mio percorso di studi musicali, quando ancora non ero in grado di comprenderlo del tutto nella sua complessità, finché non l’ho ripreso anni dopo mentre stavo preparando l’esame finale di canto jazz. Lo avevo conosciuto attraverso una bellissima interpretazione di Natalie Cole, ma devo dire che la versione originale del suo autore, Billy Strayhorn, così fragile, un po’ stonata, è la mia preferita.

RosalíaComo un G
Rosalía è un’artista che ammiro molto perché capace di inserire tantissime influenze e di scrivere canzoni adatte a diversi stati umorali. Il suo ultimo album, “Motomami”, si può dividere secondo me in due parti: le canzoni energiche, un po’ aggressive e quelle davvero tristi. Como un G è una canzone d’amore, l’ultima canzone dedicata a un amore finito. C’è un pizzico di amarezza, ma anche tenerezza e affetto per una persona che non è più nella sua vita. Il ritornello mi emoziona molto, in particolare la frase “El querer que no se da, ¿dónde acaba?”: “L’amore che non si dà, dove va a finire?”.

FKA TwigsCellophane
“Didn’t I do it for you?”, questo brano è amaro, malinconico, a tratti un po’ arrabbiato. Qui FKA twigs parla di una relazione che ha provato a salvare ma che ha trovato molti ostacoli, primo fra tutti un’attenzione eccessiva dell’esterno verso la coppia. Si tratta di una situazione particolare, che non capita proprio a tutte le persone, ma la scelta delle parole fa sì che chiunque possa rivivere cosa è accaduto a livello emotivo: “And I just want to feel you’re there / And I don’t want to have to share our love / I try, but I get overwhelmed”.

PommeLa rivière
Pomme è una scoperta abbastanza recente. Grazie a lei ho rispolverato il mio francese e il suo ultimo album, Consolation mi ha fatto provare grandissime emozioni. Si tratta di un’artista triste per eccellenza, che parla di ansia, morte, tombe, ma che con l’ultimo album esplora il contatto con la natura e l’amore delicato, che è quello che per me rappresenta questo brano, La rivière. Menzione speciale che mi ha fatto apprezzare ancora di più il brano: “Le train passe / Et ne repasse pas / La nuit tombe / Et tout s’allume déjà“, ”Il treno passa e non torna, cala la notte e tutto si sta già illuminando”, un riferimento al film La città incantata di Miyazaki.

Nina SimonePlain Gold Ring
Plain Gold Ring parla di una donna innamorata di un uomo che non può più avere, perché sposato con un’altra. Non è stata scritta da Nina Simone ma l’ho conosciuta tramite la sua interpretazione nell’album Little Girl Blue, una raccolta di standard jazz tristi. Amo soprattutto questa parte: “When nighttime comes callin’ on me / I know why, I will never be free / I can’t stop these teardrops of mine / I’m gonna love him ‘til the end of time”. C’è anche una versione di Kimbra molto interessante dove utilizza loop vocali per creare l’armonia di sottofondo.

Chet BakerI Get Along Without You Very Well
Questa per un periodo è stata la canzone in inglese da mettere quando volevo sfogare un po’ di lacrime. C’è qualcosa nel modo di cantare così vulnerabile e malinconico di Chet Baker che mi emoziona moltissimo. Lo immagino sempre imbronciato, che guarda fuori dalla finestra.

James BlakeI Never Learnt to Share
C’è qualcosa di confortante in questa canzone così triste. Il testo è solo “My brother and my sister don’t speak to me. But I don’t blame them”, il che potenzialmente, ripetuto ossessivamente per un brano intero, è tragico. Ma c’è anche una forte presa di consapevolezza in questa canzone, che è tutto tranne che rassegnata.

Kara JacksonWhy Does the Earth Give Us People to Love
Questo album è uscito quest’anno e mi è piaciuto tantissimo. La voce profonda di Kara Jackson sa essere davvero struggente, e questo è il brano che dà il titolo all’album e che fa più male. È dedicato a una sua amica che non c’è più. Si sente qui il retaggio poetico di Jackson, che dipinge con la voci immagini chiare e taglienti: “like aiming arrows at my eye / scraping the skin off of my thigh / trained my corneas not to cry / But they will not obey this time / No, they will not obey this time”.

Lucio BattistiI giardini di marzo
Questo è uno dei primi brani che ho studiato prima di intraprendere una scuola di canto “sul serio” e non come hobby. Cantandolo ho capito l’importanza di emozionare attraverso la voce, sfruttando la progressione drammatica di testo e musica. Qui il punto di svolta è soprattutto nell’ultima frase, sospesa alla fine del ritornello: “Ma il coraggio di vivere, quello ancora non c’è”.

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