Damon Arabsolgar è poeta, compositore, autore, produttore e performer. Parallelamente alla sua intensa attività live con il duo MOMBAO, negli ultimi sei anni ha segretamente lavorato alla scrittura del suo progetto solista, in cui Damon torna alla sua natura più intima e cantautorale. Nitida è una canzone d’amore scritta durante l’inizio di una separazione, un tentativo inconsapevole di imprimere un’istantanea, lasciare una traccia del sentimento per cui valeva la pena lottare per tenere tutto insieme.

Insieme al suo singolo, è lo stesso Damon Arabsolgar a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo Nitida:

Penso di aver aspettato una vita intera il momento in cui mi sarebbe stato chiesto di presentare una playlist di canzoni tristi, compito relativamente semplice per me, che ascolto solo musica triste, anzi, tristissima. Ho addirittura una chat con un amico in cui condividiamo solo canzoni senza speranza, provando a trovare le più disperate possibili, meglio ancora se sconosciute all’altro. Non posso che partire con:

Mount EerieRavens
Questo brano fa parte del disco A Crow Looked At Me, un disco scritto subito dopo la prematura morte di cancro della sua compagna, che lo lascia solo con la figlia appena nata. Il disco è straziante e puro, diretto. Posso dire con assoluta certezza che Phil è poeta, basterebbe solamente leggerne i testi senza ascoltare la musica per sentire la sua anima e vibrare con lui. Ho scelto questo brano perché parla di un giorno, ad un anno di distanza dalla morte della moglie, in cui torna nella loro casa per prendersi del tempo per elaborare il lutto e per spargere le sue ceneri in una spiaggia. Dopo aver dormito nella loro foresta, si sveglia per raccoglierle dei mirtilli, riconoscendo, in qualche misura, che per quanto la morte sia inequivocabile, tutto si trasforma.

In October 2015, I was out in the yard
I just finished splitting up the scrap two-by-fours into kindling
I glanced up at the half moon pink chill refinery cloud light
Two big blackbirds flew over, their wings whooshing and low
Two ravens, but only two
Their black feathers tinted in the sunset
I knew these birds were omens but of what I wasn’t sure
They were flying out toward the island where we hoped to move
You were probably inside
You were probably aching, wanting not to die

Ho voluto inserire questo brano perché mi ricorda un momento di qualche anno fa in cui, camminando a Milano, ho trovato un falco a fianco alla strada. Ci siamo guardati, mi ha chiesto aiuto, così ho avvicinato la mano. Lui è timidamente salito sul mio dito, infilandomi gli artigli nella carne. L’ho portato a casa, nascosto nel giaccone per non spaventarlo con le macchine e i semafori. Arrivato a destinazione l’ho mostrato alla mia compagna di allora, con l’intenzione di prendermene cura e liberarlo al più presto. Solo in quell’istante la vita ha abbandonato il suo corpo. In quel momento ho capito cosa stava succedendo, l’abbiamo portato nel nostro giardino e l’abbiamo seppellito. Di lì a qualche settimana è finita anche la nostra relazione. Ho un rapporto molto stretto con gli animali e con quello che gli animali simboleggiano per me, in genere mi vengono sempre in soccorso, forzandomi a capire quello che non voglio accettare.

SamanaTwo Wrongs
I Samana sono un duo multidisciplinare, formato da un compagno e una compagna, Rebecca Rose, cantante e fotografa e Franklin Mockett, musicista e produttore. Vivono isolati nella campagna del Galles, la loro musica è un insieme di poesia e immagine e il brano prende ispirazione dalla vita on the road, dalla necessità interiore di ogni essere umano di cercare la libertà. La copertina è una foto Mike Brodie, che ha passato quattro anni vivendo sui treni in america per documentare la sottocultura dei cosiddetti “train raiders”, persone che lasciano tutto e cominciano a viaggiare da un lato all’altro del paese, salendo più o meno legalmente sui vagoni merci. Loro sono la mia scoperta dell’anno e spesso io e la mia compagna (Ginevra Battaglia, in arte Guinevere) li ascoltiamo in macchina fantasticando sulle prossime avventure che intraprenderemo, sui brani che stiamo scrivendo insieme, sui viaggi che faremo e su quelli che abbiamo già fatto, cercando di non perdere mai quella scintilla che si accende quando diventiamo corpo, quando siamo dove dobbiamo essere e ci sentiamo liberi.

Here I have no past, I’m just travelling through
This fast freedom is my home
Its the life that I choose
As I ride, as I ride, as I ride
Its coming on strong

Per chiudere con i Samana, mi permetto di citare la fine di una lettera che la cantante dei Samana ha appena condiviso riguardante il suo percorso di trasformazione dopo il suicidio di suo padre: “In our pain resides the quintessence of our deepest light”

Emma Ruth RundleCitadel
Come avrete capito ultimamente sto ascoltando principalmente folk e lei nello specifico mi è stata consigliata da Giacomo Carlone, il produttore del mio disco. Diversamente da tutti gli altri artisti che seguo, ha un background metal, suona con una chitarra classica baritona, a volte un pianoforte e sussurra le sue melodie con grande amarezza. Il disco è Engine Of Hell, uno dei miei preferiti in assoluto, non ho storie particolari da raccontare ma è sicuramente il primo disco che vi consiglierei di ascoltare.

On my way down
Most of my life, I’ve been trained how
Just to lay down
And never ask why, I stay down
Where it’s safe now?
Am I safe now?
I’m safe now
Here in my citadel of self, I
I can be safe

Micah P. HinsonBeneath The Rose
Arrivato a questo punto mi sto accorgendo che la mia passione musicale sono i casi disperati, i fallimenti, le vite vissute cercando quel frammento di bellezza a tutti i costi, anche se effimero, anche se sfuggente. Adoro le biografie degli artisti, ogni volta che mi affeziono ad un artista cerco di capire chi è, da dove viene, perché scrive quello che scrive. Lo devo fare perchè sento dentro di me la loro fiamma e devo darne una ragione, capire cosa l’ha accesa, perché rifulge così, cosa sto provando mentre risuono nella loro voce. Per chi non dovesse conoscerlo, in breve: a vent’anni fugge con una modella di Vogue, comincia a drogarsi, finisce in carcere, poi per strada e, dal fondo di una carta di credito vuota, viene scoperto da un’etichetta inglese, prende un volo e rinasce. Nonostante gli incidenti, le braccia immobilizzate, le droghe e una vita tutt’altro che semplice, la sua musica è viva e aggrappata alla vita.
Spero di conoscerlo presto, credo che viva in italia, visto che l’ultimo disco è prodotto qui, da Alessandro Asso Stefana.

Marta Del GrandiMarble Season
Ho deciso di inserire questa canzone perché mi piace molto anche se non è proprio un brano tristissimo e senza speranza, invece mi sbagliavo. Ieri Marta ha suonato al Biko e, nel presentarlo, ha raccontato che è stato scritto in un periodo di completa disperazione in Nepal, dopo mesi di piogge torrenziali. Dal vivo è solita raccontare storie tristissime con una certa autoironia e tutto diventa più quotidiano, raggiungibile, eppure c’è qualcosa dentro di lei che viene fuori solo nei suoi dischi che mi toglie il fiato. Se potessi, vorrei trovarmi un giorno nella stanza in Nepal il giorno in cui ha scritto:

You talk so gently, you sing so softly
But is it really you?
Thorns and brambles in fields of daffodils
Tangled from the roots.

OupaForget
Oupa è il vecchio progetto di Daniel Blumberg di cui consiglio il disco Minus. Vorrei condividere con voi parti del testo ma non ne esiste da nessuna parte una versione completa e dalle registrazioni alcune parole sono meravigliosamente smangiucchiate, ingoiate, come nel suo ultimo disco Gut in cui, parlando di una sua malattia autoimmune al colon, prende letteralmente il brano e lo ingoia usando un vocoder. Per esperienza personale posso dire che è esattamente il suono che si sente durante una gastroscopia, letteralmente un viaggio nella propria interiorità.

Nick HakimHappen
Nick Hakim mi è stato passato da varie persone ma non avevo mai seguito il consiglio, fino a quando, dopo un concerto di RBSN, Alessandro Rebesani, mi guarda negli occhi con i suoi cristalli e mi dice “ascolta Nick Hackim”. RBSN è un artista italiano che mi piace molto, una scheggia impazzita fuori dagli schemi italiani e se potete, andate a vederlo dal vivo, così, se lo incontrate, abbracciatelo per me. Tornando a casa in macchina, passando a fianco a parco Sempione, Nick Hakim profetizza queste parole:

“We stayed up all night
I watched the sun scan her body and just
let it happen
a supernova
exploded and changed my world
and most my old ways
i found something new from the ocean”

Ex:ReMy Heart
Questo disco di Ex.Re, cantante dei Daughters, mi ha salvato e distrutto la vita fra il 2021 e il 2022, mentre mi “grattavo la schiena” e guardavo il sangue sotto le unghie, l’ho ascoltata a ripetizione cercando un’ancora di salvezza che non ho mai trovato. Ascoltandolo ho capito che il disco che stavo scrivendo da tanti anni era a tutti gli effetti un “break-up album”, genere in cui mi ritrovo completamente. Potrei dire che il filo conduttore della musica che ascolto è principalmente derivante da separazioni e lutti, dall’imparare a lasciar andare.

Oh the artist shall suffer
‘Cause he’s scratching his back
Till there’s blood in his nails
Well you make yourself ill with the lies that you tell
Still, in your hands, in your hands, my heart
My heart, my heart, my heart

Fine Before You CameForme Complesse
Qualche anno fa, all’apice di una depressione da cui non riuscivo ad uscire, ho deciso di farmi definitivamente male e andare a sentire per la prima volta i FBYC dal vivo. Non sono mai stato un fan, non ne avevo capito i dischi, e sono andato senza aspettative, anzi, ad essere sincero, ero proprio senza speranze. Il secondo in cui Jacopo è salito sul palco ho capito tutto. Ricordo che era in uno stato di trance e durante certe modulazioni si colpiva la testa con gli occhi ribaltati, come se il suo cervello stesse provando sensazioni più forti di quelle che lui stesso avrebbe potuto concepire, un’esplosione artificiale di cristalli multicolore da far esplodere il cranio. Lui era lì con noi, presente e assente e mi urlava in faccia quanto certe cose facessero schifo e quanto valesse la pena vivere la propria vita appieno, con energia. Era tanto tanto tempo che non provavo quella sensazione. Non lo conoscevo bene ma avevo una sua mail perché stampavo le magliette da lui, così, decisamente troppo tardi, gli scrissi una lettera e, mentre ne scrivevo un’altra alla mia psicologa, mi ha rispose… Da allora gli voglio molto bene.

Sfidare geometrie che poi variano sempre
che poi tanto di quello si tratta
Capire se è facile quando calza a pennello
oppure adattarsi alle forme complesse

Vasco BrondiChitarra Nera
Chiudo questa raccolta di canzoni tristi con un’altra canzone dolceamara che mi commuove sempre, ragione per cui la ascolto raramente, solo quando è necessario, per non farla sfiorire. Devo essere sincero, avevo smesso di seguire Vasco dopo il primo innamoramento adolescenziale che avevo avuto dopo “Canzoni Da Spiaggia Deturpata” e me lo ero perso per strada, non seguendo più il percorso stava facendo. L’ho riscoperto però al momento giusto, quando ero pronto a ritrovarlo, dopo aver cominciato anche io a praticare yoga. Che esperienza destabilizzante ed insieme meravigliosa quella di ritrovare una voce che mi era stata tanto vicina in un’altra vita ed ora era anche lei così diversa eppure nuovamente prossima. Stimo molto il percorso musicale che ha fatto Vasco, il coraggio che ha avuto di cambiare, la posizione che ha deciso di prendere e il colore calmo dell’energia che mi attraversa quando lo ascolto.

Chissà se adesso, invecchiando
Anche tu hai iniziato a interessarti di beni immortali
Dei nomi degli alberi, delle dinività locali e delle ventenni
No, non puoi immaginarti
La musica adesso è un’altra cosa
Tutti cercano di sponsorizzarti, musica e alta moda
Suoni all’Arena, in una palestra, in una parrocchia o sulla luna
Tutte celebrità
Suoni o fai pubblicità
Suoni e fai pubblicità

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