Lowinsky è il progetto collettivo di Carlo Pinchetti, nato dopo le esperienze con Daisy Chains e Finistère, e inframmezzato da un disco acustico a suo nome. Al suo fianco, negli anni, diversi amici e musicisti e amici-musicisti, tra chitarre, testi intimisti e molta emozione. Doppio gioco fa parte di un doppio singolo, pubblicato in vinile a tiratura limitata insieme a un brano di Helsinki.
Insieme al suo singolo, sono gli stessi Lowinsky a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo Doppio gioco:
Simon Joyner – Double Joe
È il pezzo che ha ispirato Doppio Gioco, stupenda ballata lo-fi del più indie dei cantautori emo-folk americani. E questa strofa è pura poesia: “Home is where you hang out / Not where you hang yourself / Life is just a fleeting opportunity / To do a belly dance / On an atomic particle”.
Bright Eyes – Poison Oak
Continuiamo con l’emo folk, in discendenza diretta da un figlio di Omaha (“somewhere in the middle America…”) ad un altro. Qui Conor ci racconta una storia eroica e tristissima, ricordi e niente lieto fine: “But me I’m a single cell on a serpent’s tongue / There’s a muddy field where a garden was / And I’m glad you got away / But I’m still stuck out here / My clothes are soaking wet from your brothers tears”.
Better Oblivion Community Center – Didn’t Know What I Was In For
Il miglior progetto di Phoebe Bridgers, e il meno conosciuto, la stupenda convivenza tra le due voci, una eterea e una…meno. Proprio come i Lowinsky! Pezzo malinconico, anche se un pochino meno, rispetto agli standard di Bridgers e Oberst: “To fall asleep I need white noise to distract me / Otherwise I have to listen to me think / Otherwise I pace around, hold my breath, let it out / Sit on the couch and think about / How living’s just a promise that I made”.
Big Thief – Shoulders
Miglior band indie rock degli ultimi anni? Dai sì, possiamo dirlo. In questo caso un pezzo di un’intensità rara, li abbiamo visti dal vivo a Milano di recente ed è stato un concerto commovente, per bellezza ed emozioni. Lenker in “Shoulders” non ha paura di confrontarsi con immagini molto forti, i riferimenti sono le violenze di genere e razziali, ma il racconto è personale: “They found you in the morning / The blood was on your shoulders / They found you at the corner / Your head was doubled over / And the blood of the man who killed my mother with his hands / Is in me / It’s in me / In my veins”.
White Lighters – Tied To A Chair
Lo so, non lo conoscete, del resto non è che lui si sforzi tanto in questo senso. Ad ogni modo Brandon Setta è un autore raffinato e malinconico, un Elliott Smith con trame meno intricate, ma altrettanto cuore. Un tempo suonava i distorsori con i Nothing. “I don’t wanna live a long life without you / I don’t wanna live a long life at all / I just wanna die alone / I just wanna die alone”.
Pavement – Here
Ok, I ragazzi sono sempre stati vaghi sul vero significato di questo pezzo, ammesso e non concesso che un vero significato esista. Ad ogni modo, qui ci sono vita ordinaria e malinconia, mi cresce l’ansia solo a pensarci. Che canzone magnifica! “I was dressed for success / But success it never comes / And I’m the only one who laughs / At your jokes when they are so bad / And your jokes are always bad / But they’re not as bad as this”.
Bill Ryder Jones – Daniel
Probabilmente la vera canzone triste di questa decina, niente autosvalutazione, ma un dramma reale quale è la perdita di un fratello, ancora bambino, durante dei giochi in vacanza. E le conseguenze sulla psiche e nel cuore di chi rimane. “When we lost our little boy / We tried so hard to stay together / Daniel / Daniel / Daniel belongs to the ocean”.
Phillip Jon Taylor – Rear Window
Onestamente non so di cosa parli realmente questa canzone, ma, accidenti, ogni volta che la sento mi mette in un mood da giornata piovosa e Xanax, niente di meglio. “How is this felt, misunderstood? / Water seeps straight into my boots / My heart sinks right between the two / City lights, red, yellow and blue”.
Eef Barzelay – I Wasn’t Really Drunk
Fingere di essere qualcosa che non siamo è già piuttosto faticoso e abbastanza triste; non riuscire nemmeno nel nostro intento di compiacere qualcuno fingendo è un po’ un doppio fallimento. Questa canzone è un’epitome di tutti i nostri “fallimenti nonostante” … E tutti quei terribili cocktail ingurgitati senza gioia in adolescenza, solo per superare indenne l’ennesimo party a cui non volevo trovarmi. “You see, I wasn’t really drunk, I was just pretending / Because I wanted so much to feel the way you do / Oh, this party, it seems never ending / I would gladly sip my champagne from your shoes”
Girls – My Ma
Leggetevi il testo e guardate il video di Pitchfork di 11 anni fa. Non so cos’altro dire, mi vien da piangere solo a pensarci. Se c’è una voce per cantare la malinconia, è certamente quella di Chris Owens. “Oh god, I’m tired / And my heart is broken / It’s so hard to feel so all alone / And so far / So far away from home”.
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