Nularse è un cantante romano in cui l’eleganza malinconica delle ballate acustiche incontra il calore delle produzioni d’oltreoceano, dove delicate impressioni cantautorali si uniscono a melodie pop. Ospiti è il suo terzo album, in cui riflette sulla condizione umana attraverso un’attenta rielaborazione dei sentimenti e dei rapporti che ci contraddistinguono. Un disco maturo e profondo sia nel sound che nei testi, capace di alternare momenti intimi (Nebbie) ed introspettivi (Io non mi conosco) ad episodi misteriosi (L’ombra) ed epici (Deserto). Ne abbiamo parlato con lui.
QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Credo che la mia musica non sia necessariamente triste. Certamente non è spensierata, però non parlo mai delle cose in termini assoluti: cerco sempre di essere vago, perché una canzone molto sentita può avere diverse sfaccettature. Le canzoni apparentemente più felici a volte possono essere tremendamente tragiche, e viceversa. Non credo molto nella felicità romantica, ma mi sento — o almeno provo — a essere sereno.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, OSPITI, E PERCHÉ?
Se c’è un brano più tragico, credo che possa essere Deserto. Parla di un amore che si desertifica, diventa sabbia che prende la forma della vecchia passione.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Mi piace pensare che Lacune sia quella più serena. Parla delle nostre mancanze, che però devono essere viste in modo positivo: sono i nostri “no” che a volte ci aiutano a definirci.
IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Non soffermandosi su un primo ascolto, ma cercando all’interno dei brani elementi di interesse. Abbiamo cercato (io e i ragazzi del Black Deer Studio) di creare un arrangiamento sempre curioso e coinvolgente, cercando di sorprendere l’ascoltatore.
QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Tutto il disco Pink Moon di Nick Drake. La musica poteva fermarsi lì: aveva già detto tutto.
Ecco Ospiti:


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