God Hates Cowards è il secondo album della band post-punk/shoegaze marchigiana Cowards e testimonia la ripartenza del gruppo dopo un necessario periodo di riflessione a seguito alla tragica scomparsa del batterista e membro fondatore Peppe Carella avvenuta nel 2021. Il disco è figlio del tempo trascorso per ritrovarsi ed ha un profondo significato catartico: si tira in ballo dio, uno qualsiasi, che odia i codardi e li butta nella tempesta. Ne abbiamo parlato con loro.
QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
Ci sentiamo parecchio HypFi. La nostra musica è sempre triste, non esistono canzoni felici nel nostro repertorio. Ma sì, siamo persone felici di base, senza gli intralci della vita insomma e dopo aver suonato canzoni tristi siamo anche più felici.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, GOD HATES COWARDS, E PERCHÉ?
About a Friend, perché racconta la malattia e la morte di un caro amico.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
I Hate You, senza dubbio.
IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
La nostra musica può essere una valvola di sfogo, comunicare che non si è gli unici a sentirsi un po’ psicolabili.
QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
The Flower Song dei The God Machine, Nuotando nell’aria dei Marlene Kuntz e Dead Souls dei Joy Division.
Ecco God Hates Cowards:
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