Abbiamo conosciuto Giulia Impache con il singolo (I’m) looking (for) life, in cui descriveva in musica il sentimento universale di sentire la vita sfuggire al proprio controllo. Ora la cantante e compositrice torinese torna con IN: titolo, il suo album d’esordio. Tra improvvisazione, pop-rock ed elettronica, è un lavoro poliedrico e sfaccettato che mescola presente, passato e futuro in un agglomerato di suoni che rapisce e ipnotizza chi lo ascolta. Un disco intenso e complesso, capace di armonizzare la sua atmosfera elettronica con una vocalità ammaliante. Ne abbiamo parlato con lei.
QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Mi considero una persona felice, ma le situazioni tristi sono più difficili da metabolizzare. La tristezza ha il potere di paralizzarci, e il mio modo per esorcizzarla è scrivere pezzi non troppo felici. In questo modo, la mia tristezza rimane ancorata a quei versi e a quelle note, permettendomi di convivere con essa senza sentirla costantemente addosso.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, IN: TITOLO, E PERCHÉ?
Direi In the Dark ispirata ad un fatto di cronaca, l’omicidio di George Floyd. In the Dark è nata come un pianto di dolore, un’espressione di impotenza di fronte a certe azioni. È difficile accettare che, in quello che definiamo un mondo contemporaneo e civilizzato, ci sia ancora così tanto odio e violenza. Tuttavia, il testo ha una valenza universale, e lo dedico a tutte le vittime di queste atrocità.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Direi Life is Short, è una sorta di mio mantra personale per ricordarmi di accettarmi sempre perché la vita è breve ed è meglio godersela!
IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Spero che questo disco possa portare chi lo ascolta a compiere un viaggio tra suoni umani e non, lasciando viaggiare l’immaginazione e sentendosi parte integrante di questo universo sonoro.
QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Risposta difficile perché ascolto un sacco di musica triste! Comunque direi che tra le favorite abbiamo Una breve stagione di Ennio Morricone e Sergio Endrigo, Street Spirit (Fade Out) dei Radiohead e Piel di Arca.
Ecco IN: titolo:
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