Giorgio Adamo è un cantante e attore di Salerno, protagonista del mondo del teatro musicale, in Italia e all’estero. Più dei giganti è il suo album d’esordio, un lavoro personale e intenso, che racconta la navigazione tra brutture e splendore, nella contraddizione dei sentimenti che fluiscono nella sua esistenza.
Insieme al suo album, è lo stesso Giorgio Adamo a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo Più dei giganti.
Asaf Avidan – Darkness Song
Asaf Avidan è un cantautore che spesso mi perfora il petto e questo brano è riuscito ad avvolgermi in una coperta di tristezza e conforto al primo ascolto. “Oh Mama can’t you see? I’ve got a Darkness Shining through me”. Questi versi del ritornello li ascoltai nel buio del salotto sul mio divano che sembrava inghiottirmi in stile Zerocalcare in Strappare lungo i bordi. Dal buio dei miei occhi fiottarono lacrime che carpirono riflessi di luce. Mi sentii sollevato. Comprai un biglietto per Fuerteventura e due giorni dopo mi ritrovai a camminare in solitaria per l’isola. Stavo già meglio.
Daniela Pes – Carme
Daniela Pes è la più bella scoperta di questi ultimi anni. È sempre presente nei miei ascolti. “Carme” terza traccia dell’album ” SPIRA” ,mi invase l’anima. Ero in autostrada e dovetti fermarmi in un’area di sosta per chiudere gli occhi e abbassare un po’ il sediolino della mia macchina; e accogliere. Mi trascinò in un universo plumbeo, tra impervie onde sinuose, in un grigio blu che suggeriva presagi apocalittici. Eppure questa massa che comprimeva lo sterno, di colpo perdeva peso e lasciava respirare. La voce e le sonorità di Daniela Pes mi proiettano in un limbo emotivo così intenso e indecifrabile che mi sento vittima di un incantesimo.
Niccolò Fabi – Vince chi molla
Questo brano non dovrebbe essere triste, ma mi ha colto in mille momenti in cui volevo lasciare TUTTO ed ero interiormente dilaniato, quindi lo associo a tutte le lacrime sgorgate nell’attimo in cui Fabi enuncia il monito finale del brano. Prassi. Ma sempre una medicina
Benjamin Clementine – I Won’t Complain
Clementine mi dona un velo di tristezza costante. Mi avvolge nella sua spontanea teatralità e con il suo modo di scrivere. La voce arricchita dalle sue costanti modulazioni, da sinuosa e avvolgente, si trasforma d’improvviso in un graffio penetrante. La prima volta che ho ascoltato ” I WON’T COMPLAIN” stavo cucinando, ma non stavo tagliando cipolle… eppure!
Guinevere – Generational Fear
Questo brano è un grido generazionale che mi ha molto colpito per come si evolve. Ha una matrice triste, ma al contempo infonde fiducia per un domani fatto di consapevolezza. Quel ritornello è l’emblema dell’unirsi nella paura, una paura che protegge difronte ad un pericolo. Consiglio di urlare a squarciagola “Generational Feeeeeeear!” in cima ad una collina per esorcizzare i propri spettri interiori. Complimenti a Guinevere.
Franco Battiato – La cura
Un’altra canzone non triste e che ha tutt’altro senso, ma che coincide con un mio volo Ryanair trascorso a versare lacrime con lo zigomo destro spiaccicato nell’oblò. Ero giovane, era finita una storia e quel brano mi scavava una voragine nelle viscere.
Leonard Cohen – Come Healing
È una preghiera laica, come tante poesie di Cohen. Io la percepisco come una mano tiepida che allevia i dolori. Più che una canzone triste è una canzone per chi si sente triste. Da ascoltare attraversando il Parco degli Acquedotti a passo lento, mentre il sole si inchina dietro gli archi.
Andrea Laszlo De Simone – Conchiglie
Può sembrare didascalico, ma provate ad ascoltare questo brano in cuffia passeggiando sul bagnasciuga. Tutta la suite L’immensità li accompagnerà attraverso mille emozioni e immagini vivide che De Simone riesce a trasferire con estrema purezza. Conchiglie mi commuove particolarmente e non so il perché.
Pink Floyd – Wish You Were Here
Ci sarebbero decine e decine di canzoni tristi dall’archivio settantiano, di cui sono stato ghiotto, ma questa la rivedo come la colonna sonora della mia vita. Il testo è una struggente dedica a Sid Barret, ma su di me ha avuto sempre un duplice impatto in base ai momenti in cui la ascoltavo. Inoltre i miei genitori mi hanno sempre raccontato di avermi concepito sulle note di questo intramontabile brano che inevitabilmente mi ha accompagnato in tanti istanti, anche difficili, restituendomi sempre le giuste vibrazioni.
Eric Clapton – Tears in Heaven
È da sempre un brano che mi fa male. Non riesco nemmeno ad immaginarlo quel dolore e soltanto avvertire il peso dello strazio contenuto in quei versi mi devasta.
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