Gioacchino Costa è un cantautore ligure che, dopo anni di militanza in band che lo hanno portato a suonare in Italia e all’estero, ha pubblicato il secondo album solista, Miserie, frutto anche della collaborazione con Zibba. Un lavoro che esplora mondi profondi e si tuffa nei temi del tempo, dell’autenticità e della percezione di sé, mescolando ricordi e consapevolezza in un viaggio dove il silenzio diventa il teatro dei conflitti interni. Ne abbiamo parlato con lui.
QUANTO TI SENTI HYPFI? FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Mi sento HypFi nel senso che cerco sempre un equilibrio tra la malinconia che metto nella mia musica e la gioia di vivere che provo nella vita di tutti i giorni. Amo esplorare il lato più fragile e profondo delle emozioni attraverso le canzoni , ma questo non significa che sia una persona triste, tutt’altro sono una persona molto solare, amante sì della solitudine ma anche delle buone compagnie rumorose! Scrivere mi aiuta a elaborare certi sentimenti, e proprio per questo riesco a vivere con più leggerezza il quotidiano. La mia musica è il mio modo di guardarmi dentro, ma anche di liberarmi dal peso di certe emozioni.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, MISERIE, E PERCHÉ?
Non so se riuscirei a definire una canzone davvero “triste”, ma se devo scegliere un brano dell’album in cui la musica e il testo trasmettono una malinconia unisona, direi che Maledetta è quella che più si avvicina a questa sensazione. È stata la prima canzone che abbiamo scritto per questo album ed è nata in un momento molto delicato. Da un lato c’era l’inizio di un nuovo progetto, il cominciare a scrivere un album che racchiudesse tutto ciò che avevo dentro, dall’altra, c’era la coincidenza di aver perso una persona a cui volevo molto bene. Mi piace pensare che, in qualche modo, Maledetta sia anche un modo per dire addio a ciò che si perde. Per me, le canzoni sono come contenitori di emozioni e ricordi, dove le cose che ci sono dentro non muoiono mai davvero. Vivono sempre, in qualche modo, attraverso le parole e la musica.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
La canzone più felice dell’album, per me, è Cosa siamo. Ha un’intensità differente rispetto alle altre tracce del disco: pur essendo apparentemente più leggera al primo ascolto, è comunque molto intensa. È un brano che nasce come una dedica alla musica, al silenzio che mi manca, al domani e al desiderio di sentirmi più libero. Nonostante la sua apparente leggerezza, trasmette un messaggio importante: anche nei momenti difficili, c’è sempre spazio per qualcosa di positivo e di bello , quella bellezza nascosta tra le pieghe, quella bellezza che la musica sa trasmettere. Cosa siamo è forse il brano in cui lascio da parte la complessità delle emozioni e mi concentro sulla bellezza dell’atto stesso di scrivere, sul piacere di creare senza troppi pensieri. Credo sia questo a renderla speciale: è una canzone semplice, ma con una forza che riesce a farmi sentire meglio ogni volta che la canto.
IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
La mia musica non cerca di imporre felicità, ma di creare uno spazio in cui chi ascolta si senta meno solo. A volte, riconoscersi in una canzone o in un’emozione può essere liberatorio e portare a una forma di serenità, per me lo è! Penso che il mio modo di raccontare il dolore o la malinconia non voglia mai abbattere, ma offrire un punto di vista diverso, che può aiutare a trovare pace, accettazione, e magari un po’ di maledetta felicità.
QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Che domanda difficile! A me le canzoni non sembrano mai veramente tristi. Credo che il concetto di “tristezza” associato alla musica sia un po’ limitante. Ogni brano porta con sé emozioni complesse, e non sempre è facile separare la tristezza da altri sentimenti, come la speranza, la riflessione o anche una certa bellezza. A volte, una canzone che potrebbe sembrare triste può in realtà rivelarsi una forma di conforto o di liberazione. Detto questo, se dovessi scegliere, direi che alcune delle canzoni che più mi toccano sono quelle che esplorano il lato vulnerabile dell’essere umano, ma che, allo stesso tempo, trovano una sorta di riscatto nella musica stessa. Non saprei dirti tre canzoni precise, perché dipende molto dall’umore e dal momento in cui le ascolto. La tristezza, come la felicità, alla fine, è qualcosa di molto personale, e ogni canzone la porta in modo unico.
Ecco Miserie:
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