Anna Nata è una cantautrice pugliese di stanza a Milano. Il suo primo EP, Mattoni rossi, è una storia d’amore. E sono due temi diversi: la storia, e l’amore. L’amore è ovviamente il tema principale: un sentimento intensissimo, capace di dare significato agli oggetti del mondo, e alla vita stessa. La storia è quella che è necessario ricostruire per restituire un senso a tutte le cose quando l’amore finisce, e lascia il mondo frammentato come uno specchio rotto. Le voci del racconto sono due: quella dell’autrice, e quella della chitarra – o meglio delle chitarre: acustica, elettrica e classica, protagoniste indiscusse degli arrangiamenti. Ne abbiamo parlato con lei.
QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Ci sono stati momenti in cui sono stata veramente molto triste, e altri in cui mi sono sentita più felice di quanto credevo fosse possibile. Per me la cosa importante è essere in grado di esperire tutta la gamma di possibilità emotive che ho, e lasciare che questo emerga anche nei miei brani. Mattoni rossi è un EP generalmente triste, ma ha anche dei momenti di totale euforia. Il punto, secondo me, è che non sempre si tratta di due opposti: si può essere felici in un periodo triste e viceversa. Lo dicevano sia Yourcenar che Tiziano Ferro, e credo (spero!) che lo mostrino abbastanza bene anche i brani di questo disco.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO EP, MATTONI ROSSI, E PERCHÉ?
Probabilmente il brano più triste è Le voci. Mattoni rossi racconta una storia d’amore, e Le voci descrive un momento di tristezza profonda che segue la fine della relazione. È un brano disilluso, in cui emerge in modo vivido la distanza infinita tra la tenerezza dei sentimenti della protagonista e il distacco cinico dell’altra persona. Sotto c’è un arpeggio di chitarra dolcissimo che sembra sottolineare questa differenza, questo vuoto. È passato un sacco di tempo da quando ho scritto questo pezzo, ma mi emoziono tanto ogni volta che lo canto.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DEL DISCO?
Il più felice è sicuramente Voglio vederti, che racconta un po’ com’è essere innamorati. È un brano che esprime eccitazione, gioia e desiderio. Stare vicine è così bello che sembra un miracolo. Forse è il pezzo che esprime meglio quello che cercavo di dire sul conto di felicità e tristezza, che non sono opposti. Un sentimento intenso come quello descritto da Voglio vederti ha necessariamente qualche risvolto disforico: la protagonista ha già paura di perdere l’altra persona, e percepisce l’impossibilità di colmare del tutto un desiderio tanto intenso; ma questo non cancella l’euforia quasi miracolosa dei momenti passati insieme.
IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Credo che la musica (l’arte in generale) ci renda felici quando ci fa sentire compresi, quando dà voce a quello che abbiamo dentro, e che non riusciamo a capire e tirare fuori da soli. Spero che la mia musica possa fare questo per qualcuno.
QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Solo 3? Domanda troppo difficile! Scelgo tre brani italiani perché se includessimo gli stranieri potrei pensarci all’infinito: Come una cacca secca di Giovanni Truppi, Senza di te dei Gazebo Penguins, Il posto più freddo de I cani.
Ecco Mattoni rossi:
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