Lobina è una cantautrice genovese, che ha scoperto la musica come rifugio e passione fin da bambina, legando il suo destino a una chitarra a 12 corde. Il suo nuovo EP si intitola Salici, e nasce da una profonda riflessione interiore, come un viaggio musicale e personale attraverso le ombre del passato. Le canzoni di Salici sono un atto di coraggio: raccontano la fragilità come punto di forza e la ricerca di risposte dentro sé stessa, svelando la parte più vulnerabile e autentica della cantautrice. Ne abbiamo parlato con lei.
QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Diciamo che ho imparato a non aver paura di provare felicità e quindi posso ritenere la mia vita ricca di momenti felici. Faccio musica triste perché la tristezza è un emozione che ho sempre provato fin da piccolissima e sono riuscita a trasformarla attraverso la scrittura, ma farà comunque sempre parte di me.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO EP, SALICI, E PERCHÉ?
La canzone più triste dell’ep è Flash, perché è nata dopo un profondo viaggio nei miei ricordi e nelle mie sensazioni dell’infanzia, è stato doloroso, ma alla fine ho provato un enorme senso di liberazione.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’EP?
La più felice è Salici, il brano che dà il titolo all’ep.
IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Quello che in realtà io spero sempre di trasmettere con la mia musica non è tanto una sensazione di felicità, piuttosto spero di scombussolare un po’, di dare spunti per riflettere su quello che tendiamo ad ignorare per comodità o per paura. Però la felicità fa parte di tutto questo, perché più si è in pace con se stessə più è facile arrivare a provarla.
QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Holocene di Bon Iver, Blunotte di Carmen Consoli, Facciamo finta di Niccolò Fabi.
Ecco Salici:
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