Luca Gemma è un cantautore e musicista di origini romane. Dopo l’esperienza negli anni 90 con i Rosso Maltese, è stato prolifico autore per altri, mentre da solista ha inseguito la sua idea di canzone, mischiando indie pop, soul, folk, rock sbilenco e canzone d’autore. Ora ci presenta la sua versione dell’indimenticabile brano di Domenico Modugno, L’avventura, un omaggio ai 30 anni della scomparsa del maestro della musica italiana.
Insieme al suo singolo, è lo stesso Luca Gemma a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo L’avventura:
Nick Cave & The Bad Seeds – Bright Horses
Da Ghosteen, album del 2019, scritto e registrato dopo la tragica morte del figlio Arthur, quindicenne. Tutto in questo brano magnifico, il pianoforte, la voce spezzata, la melodia del canto, i contrappunti di voce, i cori, gli archi, le parole poetiche e dolenti, tutto esprime il desiderio bruciante di voler riportare in vita il figlio perduto, almeno con l’immaginazione. Così potente che anche noi riusciamo a sentire il treno che lo riporta a casa alle cinque e mezza di un mattino.
Tom Waits – Christmas Card From a Hooker in Minneapolis
Tratto da Blue Valentine del 1978, per me l’album più bello del primo periodo di Tom Waits, quello delle ballate da night club colorate di jazz e talking blues, prima delle fantastiche sperimentazioni sonore e compositive che lo hanno porteranno al capolavoro Rain Dogs del 1985. Il pezzo è una cartolina natalizia scritta da una prostituta che nel resoconto dell’anno appena passato si inventa una vita che non c’è per proteggersi dal nulla della solitudine e del carcere. Ancora una volta il potere dell’immaginazione per sopravvivere alla realtà. Lo ascolto da sempre e ogni volta quei due pianoforti che dialogano, uno acustico e uno elettrico, mi commuovono.
John Lennon – Love
Una canzone del 1971, stupenda ballata al piano che in realtà è la celebrazione dell’amore tra lui e Yoko Ono, ma nella quale io sento anche il grido di Mother, quel disperato bisogno di Lennon di essere amato che fa sempre il paio con la sua ironia. Lo dice anche nel verso ‘Love is needing to be loved’. Per me ascoltare Lennon è sempre gioia e rimpianto nello stesso istante. Forse in assoluto la voce che mi commuove di più.
The Beatles – The Long and Winding Road
È uno dei brani più belli e melodicamente assoluti di Paul Mc Cartney, ed è un pezzo sulla fine: di un cammino, della vita, di un amore, dei Beatles; è la presa di coscienza poetica che ogni cosa è destinata a finire. Fu oggetto di discordia tra lui e gli altri Beatles per gli arrangiamenti pomposi e orchestrali di Phil Spector nella versione che uscì su Let it be nel 1970, a gruppo ormai sciolto. Uscì ‘nuda’ in una nuova versione nel 2003. Ma una canzone perfetta resta una canzone perfetta, comunque la giri!
Johnny Cash – Hurt
Succede di rado, ma succede, che una cover superi l’originale. Accade qui con l’interpretazione di Johnny Cash del brano di Trent Reznor, una ballata triste e dolente sulla solitudine e la fragilità, sul dolore di vivere, sulle ferite che restano lì per sempre. Nella versione di Cash del 2002 le parole diventano ancora più profonde perché se nell’originale c’è una possibilità di redenzione, qui c’è solo il senso della fine imminente. E la solitudine è una nota ostinata di pianoforte che nel ritornello finale suona su tutti i quarti come fosse una campana a morte, chiusa finale di un pezzo prodotto in modo pazzesco da Rick Rubin.
Ennio Morricone – Deborah’s Theme (C’era una volta in America)
Silenzio, bordone grave di strumenti ad arco, poi arriva la melodia, sempre disegnata dagli archi, ancora bordone, poi una voce femminile si aggiunge a una melodia assoluta, che vive anche senza le immagini del capolavoro di Sergio Leone. Se nella vita rimpiangi qualcosa che non è stato, questo è il brano perfetto per affondare il coltello nella piaga.
Piero Ciampi – Ha tutte le carte in regola
Bellissima canzone autobiografica del 1973 sulla sua condizione di artista maledetto dalla vita difficile, sempre in bolletta, sempre in compagnia di altri diseredati. Un canto che sa di sconfitta, un “miserere senza lacrime, il miserere di chi non ha più illusioni”. Eppure Piero Ciampi le carte in regola le aveva tutte!
Franco Califano – Un tempo piccolo
Grande pezzo sul tempo che passa, con il vezzo, poco usuale nelle canzoni, di usare tutti i verbi al passato remoto. E questa scelta secondo me è il cuore poetico del testo, che, cantato dalla voce di Califano è sempre un tuffo al cuore, perché mi riporta a mio padre, che da poco non c’è più, a mia madre nata di fronte a San Pietro, agli amici di infanzia, a Roma, città delle mie origini e del mio cuore ma che ho vissuto poco e in modo intermittente. Una bellissima ballad in Mi minore su tutto ciò che non torna più!
Domenico Modugno – Cosa sono le nuvole
Modugno la canta nella scena finale del film breve Che cosa sono le nuvole di Pasolini, una sorta di de profundis per le marionette Totò e Ninetto Davoli, che, di fronte al tempo che passa inesorabile, sono destinate a non andare più in scena per mancanza di pubblico e sono quindi dirette alla discarica. Nelle parole poetiche di ispirazione shakespeariana – le marionette recitavano l’Otello – Pasolini, parlando di pene d’amore, ci racconta la perdita dell’età dell’innocenza sotto i colpi della modernità e del consumismo. Modugno, per una volta chiamato a scrivere la musica su parole preesistenti, le sottolinea con una bellissima melodia dolente e malinconica.
Domenico Modugno – Amara terra mia
Nelle canzoni di Domenico Modugno non c’è mai una tristezza disperata, semmai una malinconia che le avvolge tutte, tenuta a bada dalla sua energia dirompente. Qui c’è la sua terra, la Puglia – Polignano a Mare prima e San Pietro Vernotico poi – bellissima e amara al tempo stesso, dalla quale se ne andrà per inseguire il suo sogno artistico. È una ballata da cantastorie nata sotto il sole cocente della controra.
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