Pepp1 è il nome d’arte di Giuseppe La Grutta, cantante e musicista palermitano che oggi vive a Milano, dove da un lato è bassista jazz, dall’altro autore di “creepy rock”, cantando argomenti che vanno da vicende di voyeurismo appassionato al desiderio di morire per indigesti1 (pron. indigestiuàn) di cibo spazzatura, passando per love stories culminate su un binario ferroviario. Il suo nuovo lavoro è “un 45 giri digitale al retrogusto di silicone e di saliva sparsa sul padiglione auricolare; 7 minuti e 26 secondi pregni di cavalcate su equine zoccolanti e di immersioni profonde fra sirene frigide”.

Insieme ai suoi singoli, è lo stesso PEPP1 a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo Bombolona e Lobi:

The Moody BluesNights in White Satin
Gli anni 60 britannici hanno regalato kili di gioia, ma anche diverse palate di tristezza sopraffina. Questo capolavoro dei Moody Blues mi ha sconvolto durante l’adolescenza, accompagnando le notti insonni in cui mi lasciavo avvolgere dalla copertina dei Simpson pensando alle stelline. Custodisco il 45 giri con la cura che si presta ad oggetti sacri come la Bibbia o gli Skifidol.

David AcklesDown River
Ho ascoltato per la prima volta questo brano durante il lockdown 2020 in una puntata di Spectacle, splendido show ideato e condotto nel 2008 da Elvis Costello. In quel contesto era stata eseguita dal cantautore londinese con la complicità di Elton John, ospite della puntata. L’incontro sofferto tra due vecchi amanti è al centro di questa meravigliosa ballata strappalacrime e distruggicistifellea. La versione originale di Ackles è paragonabile per intensità alla performance di Orlando Portento a La Fattoria nel 2006 (ricordate il suo “Tricche e Ballacche”?).

Elvis Costello & The AttractionsI Want You
Questo pezzo è senza alcun dubbio il più conosciuto fra quelli dell’album Blood and Chocolate, un’opera risentita ed urgente che spicca all’interno della discografia di Costello. Soltanto un autore superbo e fluviale come il sovracitato riesce a squarciare puntualmente la mia anima con il racconto di un amore giunto alla fine, carico di un peso insostenibile fatto di angosce e pensieri al limite dell’ossessione.

WilcoRadio Cure
Jeff Tweedy è uno che sa raccontare molto bene i tormenti ed il dolore. Da una fase di profonda crisi della sua band è riuscito a produrre un autentico capolavoro (Yankee Hotel Foxtrot). Per non lacrimare in pubblico durante l’ascolto di questa canzone mi sono trovato costretto più volte ad elaborare immagini divertenti che potessero distrarmi. Tra queste spiccavano: il proprietario della casa in cui vivo che cammina sulle mani, Jafar (il cattivo di Aladin) intento a leggere Michela Murgia sulla spiaggia e Ricky Memphis tesista di Antropologia.

Neil Young & Crazy HorseCortez The Killer
Una cavalcata lenta, sporca e fangosa e nello stile di Neil Young. Il solo di chitarra eseguito dal cantautore canadese sprigiona quanto di più sporco e doloroso si possa depositare nell’anima di una persona sofferente, aprendomi (metaforicamente) come un Nutella Snack & Go.

Elliott SmithMiss Misery
Elliott Smith è stato un melodista straordinario ed un autore tormentato. Talvolta la portata emotiva del suo lavoro riesce a terrorizzarmi: le parole e la musica che ci ha lasciato sono così personali da richiedere un ascolto più che attento ed una compartecipazione totale da parte dell’ascoltatore. Più di una volta mi sono perso completamente in questo brano, suonandolo al pianoforte e tentando di coglierne ogni sfumatura. Non essendoci riuscito tornerò con piacere a “Chi Chi Chi Co Co Co” di Pippo Franco.

BeckGuess I’m Doing Fine
Sea Change è uno degli album più sinceri e strazianti che abbia avuto il piacere di divorare negli anni. Il songwriting ispiratissimo di Beck si accompagna alla produzione superba di Nigel Godrich, includendo gli splendidi arrangiamenti di archi realizzati dal padre del cantautore (nepotismo giustificato? Forse sì, ma mai quanto quello dei Gassman). Guess I’m Doing Fine è forse il brano che sintetizza meglio il mood del disco, raccontando con piacevole rassegnazione il tormento insito nella fine di una relazione.

Piero CiampiTe lo faccio vedere chi sono io
Un amico mi ha fatto notare che questo brano sia considerato ridanciano da tante persone (evidentemente lobotomizzate). Pochi anni fa, se mi capitava di provare un filo di tristezza, lo ascoltavo in loop per ricevere la botta finale e coricarmi senza un filo di speranza, giusto per fare le cose come si deve e svegliarmi col saporaccio di lacrime e Cuore di Ciobar in bocca.

Bob DylanYou’re a Big Girl Now
La fine del matrimonio con Sara Noznisky (raccontata superbamente nel film I’m Not There attraverso il personaggio di Robbie Clarke) ha notoriamente ispirato a Bob Dylan una delle pagine più intense della sua carriera. Gran parte delle canzoni di questo album mi procura una dolcissima scossetta intercostale, ma You’re a Big Girl Now ci riesce un po’ di più delle altre.

EelsClimbing to the Moon
Electro-Shock Blues è un album stupendo e sofferto, ispirato da due duri lutti familiari subìti da Mark Everett. Le scelte musicali sono improntate alla pura eleganza e ad una cura quasi maniacale del suono (celestiale il Chamberlin suonato da Jon Brion nel brano che ho scelto). Il timbro di Mr. E mi ha sempre ispirato quel mix irrisolto di resa totale e speranza, una via di mezzo che probabilmente ha evitato a molti l’autolesionismo trendy del biennio 2007/2008. Grazie Mark.

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