Volpe viene dalla Toscana, è un animale curioso e particolarmente nostalgico. È il progetto di Nicola Gaddi, che ha pubblicato il secondo album a questo nome, Apocalissi tascabili. Un viaggio che parte dalla canzone d’autore, attraversa le zone scure dei beat dance ed arriva anche oltremare, nei dettami della black music, suonata e sudata insieme. Ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Vorrei poter dire molto, ma questo disco nasce proprio da un periodo di grande insicurezza dove spesso trasformavo problemi insignificanti in ostacoli insormontabili. Sfruttavo la solitudine per scrivere, ma non ne traevo un reale beneficio. Poi è arrivata Ulisse (l’ultima traccia del disco), credo che qualcosa da quel punto sia davvero cambiato.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, APOCALISSI TASCABILI, E PERCHÉ?
Paradossalmente la canzone più triste è celabbiamofatta. Da un punto di vista puramente musicale è incalzante e a tratti allegra, ma è un brano molto personale ed autobiografico ed è il punto dal quale ho cominciato a raccontare il periodo di Apocalissi. È la parabola semplice di una storia che inizia, cresce e finisce, passando per quei piccoli dettagli che forse la rendono comune un po’ a tutti.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Ulisse perché è in sé un arrivo, un ritorno ed una nuova partenza. Un testo essenziale, ma nel quale ho inserito tutto il sollievo di chi riesce a lasciarsi alle spalle un periodo complesso e riesce comunque a mantenere l’entusiasmo delle nuove cose. La canto sempre pensando a una barca che scivola veloce verso un orizzonte irraggiungibile

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Nel modo più semplice possibile: quello della condivisione. Le canzoni tristi (ma anche quelle felici) aiutano a sentirci parte di qualcosa, aiutano a farci capire che non sempre siamo così soli.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
In un ordine dettato puramente dal caso direi: Wichita di Gary Jules, una struggente visione americana di un inverno freddo e di una vita sulla strada, inseguendo le orme dei bisonti come gli indiani e guardando il nostro respiro farsi fumo in un remoto truckstop di Couer D’Alene. La seconda è River di Joni Mitchell perché, beh perché è River di Joni Mitchell cosa vogliamo dirle. La terza è un pezzettino di cuore italiano che risponde al nome di La canzone di Mimì di Alfonso Moscato ed è una delle canzoni più struggenti e crude che sia mai stata scritta. Un solo consiglio: recuperatevela!

Ecco Apocalissi tascabili:

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ogni giorno, UNA CANZONE TRISTE. Perché non c’è niente di meglio che ascoltare qualcosa di triste, per provare a essere un po’ più felici.

E poi INTERVISTE, LIVE e PLAYLIST per una dose quotidiana di HypFi.