Federico Ruzza è un cantante padovano, classe 1995, e Paintings il suo album d’esordio, un lavoro eterogeneo, in cui atmosfere intime e distese si alternano a momenti di verve e brio, con una matrice folk-rock che si arricchisce di elementi blues, soul, e qualche slancio sperimentale. Ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Proprio qualche giorno fa un amico che aveva ascoltato il mio album mi ha detto qualcosa del tipo: “Bello, ma sono tutte canzoni tristi, tu non sei così”. Quindi potrei rientrare piuttosto bene nell’idea di Hypfi. In effetti da un lato sono una persona felice, dall’altro è anche vero che sono tendenzialmente insoddisfatto, mi sento sempre alla ricerca di un qualcosa. Credo che sia da questa condizione che si genera la vena malinconica delle canzoni.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, PAINTINGS, E PERCHÉ?
Probabilmente Song for a Friend, ma preferisco parlare della seconda canzone più triste, Nostalgia. In realtà Nostalgia non è nemmeno una canzone, è più una traccia sperimentale. Come altri brani del disco anche Nostalgia è legata ad un’immagine mentale, un’idea visiva che ha ispirato il testo e l’atmosfera del brano. In questo caso l’immagine era questa: una persona anziana (pensavo a mia nonna) che vive sola in una grande casa. Una vecchia casa in cui molti anni prima c’era sempre movimento, tra figli, parenti, amici etc… Ora è tutto fermo e si sente solo il ticchettio dell’orologio in cucina. Lì questa persona è seduta a tavola, sola, di sera, nell’unica stanza illuminata dell’edificio, ed è presa da una forte nostalgia. Ripensa ad un passato che non esiste più, ai suoi coetanei che l’hanno lasciata e ad altre cose tutt’altro che felici. Nel brano ho cercato di esprimere questo sfogo nostalgico con l’assolo di chitarra.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Primavera, che non a caso apre il disco, dato che anche tematicamente ha a che fare con l’idea della rinascita, del nuovo inizio. Questo brano è nato attorno all’arpeggio di chitarra classica, che nella mia mente si è fin da subito associato ad un’atmosfera primaverile, di gioia vitale. In realtà anche in Primavera non manca una dose di amarezza. Il giro ad esempio è diviso in due sezioni, la prima è più “positiva”, mentre nella seconda parte, che inizia con un accordo minore, già si intravede la fine della festa. L’intento (poi non so se ci sono riuscito) era di rappresentare, sia con la musica che con il testo, la ciclicità a cui la natura risponde universalmente: da un lato l’inizio gioioso, spensierato e pieno di ottimismo, dall’altro la fine inevitabile.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Da primo ascoltatore della mia musica, quando sentivo certe canzoni le prime volte provavo una sensazione che era un misto tra senso di completezza e distensione. In particolare succedeva con
alcune sezioni, come ad esempio i ritornelli della title track, Paintings o il giro finale di Primavera. Mi piacerebbe potesse succedere qualcosa di simile anche agli altri.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Le prime che mi vengono in mente, anche se non sono tutte canzoni: IV Movimento della Sinfonia N° 5 di Gustav Mahler, Adagio For Strings Op. 11 di Samuel Barber e The Messiah Will Come Again di Roy Buchanan.

Ecco Paintings:

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