Rivers and Beds è l’album d’esordio dei Rooms by the Sea, band fiorentina con la voce di Teresa Rossi che si rifà a un folk-rock di ispirazione americana per un lavoro che ci ha appassionato dalla prima all’ultima canzone. “Il titolo dell’album rappresenta la contrapposizione tra l’esterno e l’interno, cioè tra il contatto con gli altri e la sfera personale”, afferma la band, e ne abbiamo parlato con loro per saperne di più.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
La nostra musica gioca spesso su testi tristi e introspettivi ma con gli arrangiamenti cerchiamo di trasmettere anche sensazioni più felici, se così si può dire. Per questo ci sentiamo abbastanza HypFi.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, RIVERS AND BEDS, E PERCHÉ?
Probabilmente Great Void e forse anche per questo l’abbiamo scelta come nuovo singolo tratto dall’album. Parla del sentirsi inadeguati e del cercare rifugio e solidità negli altri; se non è la più triste in assoluto, sicuramente è una delle più tristi.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
La canzone che sembra più felice è Lost Thought. In realtà, pensando al testo, forse è Hollows, anche se a un primo ascolto non si direbbe.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Nella nostra musica cerchiamo di comunicare tante sensazioni che proviamo, che sono anche in contrasto tra loro e quindi chi ascolta può trovarci cose diverse.
Nella nostra prospettiva potersi rispecchiare in una canzone anche molto triste è sempre qualcosa di potente e che può trasmettere felicità, magari non nel senso di gioia ma nel senso di liberazione e sfogo.

QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
È difficile trovarci tutti d’accordo su quali canzoni tristi preferiamo, sicuramente tra queste ci sono: Alright di Keaton Henson, Smother dei Daughter e Heaven Knows I’m Miserable Now dei The Smiths.

Ecco Rivers and Beds:

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