La fame nera è il nuovo album di Battista, cantante abruzzese che ci ha regalato un lavoro vivo, a tratti crudo, sincero fino al midollo. Le sue canzoni sono uno schiaffo necessario che ci fa bene e ci risveglia dal torpore, uno strappo alla scena musicale attuale che fa trapelare, finalmente, la realtà così com’è. Ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Sicuramente la musica è un modo per veicolare tutte le emozioni e la tristezza fa parte di essa. Mi è difficile categorizzare i sentimenti come se dovessi etichettarli tra bianchi e neri, però penso che il dolore come la tristezza siano parti fondanti della vita stessa, non si può prescindere da loro. Non saprei dire se io sono una persona triste o felice, probabilmente tutte e due. Cerco di scrivere ciò che sento senza filtri e per questo molti dicono di me che sono una persona triste. Forse è così.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, LA FAME NERA, E PERCHÉ?
In un certo senso si può dire che ognuna lo è a modo suo. Attualmente direi che Piango è la più triste perché mi sembra la più risoluta nel rimanere in un mare blu di malinconia.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Attualmente direi che la più felice è Indaco.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Toccando il cuore di chi ascoltandola si riconosce in essa.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Domanda difficile perché ne avrei infinite da dire e cambiano in continuazione a seconda dei periodi. Attualmente direi Il cantico dei drogati di Fabrizio De Andrè, Gianpiero Reverberi e Riccardo Mannerini (La canzone si ispira a Eroina di Riccardo Mannerini), Hurt di Trent Reznor e Gli angeli di Vasco Rossi e Tullio Ferri.

Ecco La fame nera:

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