Epòi è l’esordio della cantautrice modenese Alice Sacchi, alla ricerca della perfetta congiunzione tra tradizione cantautoriale e pop contemporaneo. Un percorso di scoperta interiore, un viaggio che passa attraverso le grandi dualità in conflitto: innocenti canzoni d’amore che corteggiano con il lutto e con la disillusione. Ne abbiamo parlato con lei.
QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Mi sento al 100% HypFi. Potrei dire che sono una persona felice della sua tristezza.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO EP, EPÒI, E PERCHÉ?
È difficile rispondere a questa domanda perché ognuna di queste canzoni malinconiche in realtà contiene una grande dose di speranza. Ciò che mi spinge a scrivere è proprio la necessità di mettere “luce” nelle esperienze di dolore. Forse quella che mi rende più triste è la canzone Muri perché parla di relazioni, distanza emotiva e del fatto che a volte l’amore, da solo, non basta a rendersi reciprocamente felici. Ma sono sicura che gli ascoltatori romantici e sognatori come me riusciranno a cogliere il lieto fine.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’EP?
Il paradosso è che sono fermamente convinta che la canzone più felice di questo Epòi sia la canzone che musicalmente sembrerebbe la più “triste”. L’ultimo brano, Vestito contiene la ricetta per superare la tristezza, o ancora meglio, per dargli un senso e uno scopo.
IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Ognuna di queste canzoni è un invito a scavare nel profondo, sono convinta che è lì che si nasconde la verità e la felicità. Dentro questa musica ho messo tutta la verità che possiedo. Credo fermamente nel potere catartico, magico e terapeutico della musica. Mi piace pensare che la mia sia una musica intensa, malinconica ma piena di luce.
QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Vedrai, vedrai di Luigi Tenco, Canzone dell’addio di Ettore Giuradei e Dance Me to the End of Love di Leonard Cohen.
Ecco Epòi:
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