Evidentemente no è il nuovo album di Pietro Berselli, cantautore bresciano adottato dalla scena padovana che ci fa entrare nel suo mondo di limiti e nelle contraddizioni di un timido cantautore rock. “Il nuovo disco è fatto di contrasti – racconta presentandolo -, ci sono canzoni con cui non ho mai fatto pace e altre invece con cui continua un amore sincero”. Ne abbiamo parlato direttamente con lui.
QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE
Sì, direi che pur scrivendo canzoni malinconiche e tristi ho una vita felice. Le mie canzoni sono frutto proprio di quei momenti di malinconia e riflessione che creano l’urgenza della scrittura, quando sono felice non scrivo proprio. Mi sento molto HypFi.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, E PERCHÉ?
Sono molto indeciso, sono tutte molto tristi. Direi che il primo posto se lo giocano E se poi ti ritorno in mente che parla di eutanasia e Cade dal cielo che parla di suicidio. Tento sempre di sfiorare gli argomenti delle mie canzoni con gentilezza, tento di accarezzarli con grazia e trattarli con le parole più lievi. Soprattutto quando si parla di questo tipo di temi.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Direi che la più felice (nel senso che è la meno triste perché alla tristezza subentra l’ansia e la rabbia) è Spettatore.
IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
In nessun modo. No dai scherzo. Penso che ascoltando roba triste si riesca a esorcizzare i propri demoni, vedo la catarsi come unica via per la felicità.
QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Hurt dei Nine Inch Nails, Cripple and the Starfish degli Antony and the Johnsons, La canzone dell’amore perduto di Fabrizio de André.
Ecco Evidentemente no:
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