Carlo Pinchetti, già voce dei Lowinsky, durante i mesi di lockdown ha dato vita al suo progetto solista, che ha portato alla pubblicazione di Una meravigliosa bugia, un album spesso vicino all’indie-folk americano e venato da una leggera psichedelia che ci porta in un mondo malinconico e disilluso ma cantate con piglio romantico, quasi idealizzato. Ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
C’è un verso di una delle mie canzoni preferite, che avrei voluto tantissimo scrivere io, che dice: “I’m just a happy kid, stuck in the heart of a sad punk”.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, UNA MERAVIGLIOSA BUGIA, E PERCHÉ?
Senza dubbio Sceglie di andare, ed è la più triste perché parla di suicidio. Risposta facile.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Probabilmente Peggio di ieri, perché in sostanza spiega che, se sei conscio che in linea di massima tutto peggiora sempre, allora puoi anche metterti comodo, rilassarti e goderti l’amore.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Come tutti i dischi malinconici, credo, esorcizzando la tristezza o cullandola, che in fondo è pur sempre una forma di felicità, o quantomeno di appagamento.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Tre? Siete pazzi, è impossibile trovarne solo tre! Lost in You degli Ash, Between the Bars di Elliott Smith e… Summer of ‘69 di Bryan Adams (cazzo è tristissima!).

Ecco Una meravigliosa bugia:

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