Gionta è il nome d’arte di Antonio Francesco Daga, cantautore di Alghero che inizia la sua carriera musicale pubblicando l’ep Space Monkeys con lo pseudonimo di Antonio F. A due anni di distanza, l’artista sardo torna con una nuova identità e un nuovo album dal titolo Eyes of a Desperate Soul, una raccolta di nove brani realizzati con la tecnica del vocal looping che rappresenta un’assoluta fusione di generi in cui “sperimentazione” è la parola chiave. Ne abbiamo parlato con lui.
QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Dipende. A volte sono felice e faccio musica malinconica perché la felicità e la paura che non torni più mi mette malinconia. A volte sono triste e basta e faccio musica triste.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM EYES OF A DESPERATE SOUL, E PERCHÉ?
Regrets. È anche la mia preferita. È triste perché rimpiango tutto il tempo speso a cercare di essere accettato, capito e amato. Ma è servito anche quello alla fine, forse.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Mental Age è spensierata a livello di testo (o meglio, descrive la spensieratezza d’animo). Per me l’ideale di felicità è proprio la spensieratezza. Dovessi indicare la più apparentemente allegra per le sensazioni musicali, direi però You were there.
IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Con mente libera e pienamente recettiva. Magari durante un viaggio in macchina dove si vuole essere riflessivi ma magari si ha ancora adrenalina da far “sfogare”. Altrimenti a fine giornata, se non si ha ancora sonno ma il cervello è comunque riposato.
QUALI SONO LE TUE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Avrei un elenco lunghissimo per questa risposta… Se dovessi proprio scegliere direi: Black dei Pearl Jam, True Love Waits, Exit Music (for a film), Creep, Fake Plastic Trees, Lift dei Radiohead, Without You I’m Nothing dei Placebo (soprattutto la struggente versione con Bowie), Natural Blues (nella versione di Moby), Guaranteed di Eddie Vedder, Mad World (versione di Gary Jules), Lover You Should’ve Come Over, Grace, Last Goodbye di Jeff Buckley, La guerra è finita e Amanda Lear dei Baustelle, Bitter Sweet Symphony dei The Verve, Teardrop dei Massive Attack, Ha perso la città di Niccolò Fabi, La descrizione di un attimo dei Tiromancino, Ciao cuore di Riccardo Sinigallia, Come stai, la verità, guardia ’82 di Brunori Sas e tutto l’album La fine dei vent’anni di Motta. E ovviamente le mie! Mi fermo perché altrimenti potrei andare avanti all’infinito!
Ecco:
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