I Belau sono un duo ungherese, formato da Péter Kedves e Krisztián Buzás, di cui abbiamo già presentato il singolo Rapture: ora hanno pubblicato l’album Colourwave, un interessante esperimento in cui hanno mescolato suoni registrati in natura, ritmi elettronici e voci femminili, sempre con una piacevole malinconia di fondo. Ne abbiamo parlato direttamente con loro.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
Senza dubbio, intendo dire che siamo persone felici e facciamo canzoni tristi, ma che di solito ti fanno venir voglia di viaggiare.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, COLOURWAVE, E PERCHÉ?
Bella domanda, non ce l’ho fatta a scegliere la canzone più triste da questo album, l’avrei fatto dal precedente Alone in Petrcane. Colourwave vuole invece rappresentare un percorso di autocoscienza mescolando suoni della natura con ritmi moderni.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Forse potrebbe essere Redefine, oppure Like No Other Love, sono canzoni più ritmate e romantiche.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Perché potrebbero portarti a pensare a te stesso, trovare la tua pace interiore e viaggiare lontano con la mente.

QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Le prime tre che mi vengono in mente sono Gloryboy dei Portishead, Barcelona di Henry Green e Halfway to Nowhere di Chelou.

Ecco Colourwave:

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