I Tropea sono una giovane band milanese, che passa dai synth al post punk, loro stessi dicono come in “una festa in pigiama impazzita”. I testi hanno però numerose venature malinconiche, e questi loro contrasti ci hanno fatto apprezzare il nuovo EP, Might Delete Later. Per saperne di più, ne abbiamo parlato direttamente con loro.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
Diciamo che se non facessimo musica così malinconica non so proprio dove andrebbe a sfogare tutta la tristezza che abbiamo dentro. Sicuramente iniettarla nelle canzoni è una valvola di sfogo, però sì, in generale ci reputiamo persone felici. La musica permette alla nostra tristezza di avere un suo spazio, senza reprimerla. A volte è interessante per noi creare dei mix di contrasto tra malinconia e energia. Technicolor in particolare è un esperimento di canzone che nasce con una fortissima carica di malinconia che poi si sposa ad un ritmo che fa muovere: non lascia spazio quindi solo alla tristezza di esprimersi, ma ha una carica in più.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO EP, MIGHT DELETE LATER, E PERCHÉ?
La canzone più triste dell’album è Last Hour Together. Già solo per il fatto che è stata scritta da Mimmo nel giorno del suo compleanno, è una tristezza unica. Last Hour Together è una lettera di sincerità scritta nell’ultima ora che Mimmo poteva passare in solitudine con se stesso, prima di trovarsi circondato da altre persone per i festeggiamenti. In generale il compleanno può essere un momento di grande malinconia: è commuovente vedere le persone che intorno che ci vogliono bene, ma manca sempre il tempo di fermarsi un attimo a realizzare quello che ci sta accadendo, chi siamo, come mai ci troviamo lì e come non riusciamo ad evitare di cadere in comportamenti che poi ci fanno stare male. Dentro Might Delete Later ci sono tutte canzoni malinconiche, ma non tristi. Non c’è tristezza come quelle canzoni che arrivano fino in fondo, senza pietà, lasciandoti miserabile e senza consolazione. La malinconia, espressa anche nei nostri testi, invece ti fa solo sentire la mancanza di qualcosa, è più delicata e psicologicamente più articolata. Non ti fa arrivare alla disperazione, è solo come un fastidio o un prurito che non ti fa stare tranquillo.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
La canzone più felice dell’album è We Held Loneliness’Hands. Perché affronta un tema importante, ossia la solitudine, ma dall’ottica di chi l’ha vinta. A volte si ha paura della solitudine perché si ha paura del vuoto, di restare soli con se stessi, di sentirsi abbandonati. Ma quando poi viene affrontata, si capisce che la solitudine è un’illusione di prospettiva. Una volta che tutti se ne sono andati, allora riesci a vedere quello che prima non vedevi di te stesso. Se fai amicizia con la solitudine, poi hai uno strumento di conoscenza fondamentale per affrontare il mondo e le relazioni con gli altri. Ed è proprio su quest’ultima parte che la canzone si concentra.
Cosa succede quando due persone che hanno affrontato la solitudine nella loro vita, che hanno convissuto con essa si conoscono? È un concetto “rilkiano” che dice che sostanzialmente le due solitudini si riconoscono, si rispettano come tali, ed allora scoprono che non saranno mai più soli. È un legame che vince in eterno. Non lo puoi spezzare.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Troviamo molto nobile il fatto che parlate di “rendere felice” attraverso una canzone. Spesso ci sentiamo felici in pochi attimi racchiusi di un brano, quasi sempre mentre siamo in giro. Su un tram, a passeggio per la nostra città. Speriamo che la nostra musica possa fare lo stesso, regalare a qualcuno pochi istanti di inafferrabile felicità. Una sensazione di cui non si riesce a parlare, perché si sente quando sta arrivando e si capisce solo quando va via, perché ti senti appena sceso da una nuvola. E poi ai concerti, spesso la carica folle di un impianto può farti sentire libero e con la giusta canzone, anche quella può essere felicità. Noi l’abbiamo provata e speriamo di averla trasmessa a chi è venuto ai nostri live.

QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Ogni volta che ascoltiamo Il ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano, quando dice “passano gli anni si ma otto son lunghi”, ci viene da piangere. È un mix tra il fatto che parte finalmente la batteria sul brano e il fatto che il testo fa quello scarto che ti fa sentire la vita che scorre. Una sensazione simile accade in You Never Can Tell di Chuck Berry, quando i protagonisti della storia si sposano. Sono quelle canzoni che riescono a racchiudere in 2-3 minuti il senso della vita che scorre. Poi The Boy with the Thorn on His Side dei The Smiths, per la chitarra così saltellante di Jonny Marr, che si amalgama perfettamente a quella voce un po’ pacchiana (in senso positivo) di Morrisey, che dice delle frasi che farebbero morire di malinconia chiunque.
“How can they see the Love in our eyes
And still they don’t believe us?
And after all this time
They don’t want to believe us”
Leonard Cohen è il terzo, abbastanza ovvio in realtà, e pensiamo che ognuno di noi abbia una canzone sua, o anche svariate, che lo fanno piangere. Ad esempio come Famous Blue Raincoat. Già solo a raccontare la storia vengono i brividi. In pratica il protagonista è stato tradito in passato da sua moglie con suo fratello. Gli elementi di malinconia sono tantissimi e stanno nella psicologia che c’è dietro il testo. Intanto la canzone è una lettera di perdono scritta verso il fratello e addirittura di ringraziamento, perché chi ha sedotto la moglie ha saputo capirla anche meglio di chi lui che le stava accanto e scrive la lettera. Ci sono altri svariati dettagli che fanno di questa canzone un capolavoro, come ad esempio che il fratello in realtà non era innamorato della moglie, ma voleva scacciarsi di testa una donna, Lili Marlene, rivendo così totalmente la pura gratuità del gesto.
“You’d been to the station to meet every train, and
You came home without Lili Marlene
And you treated my woman to a flake of your life
And when she came back she was nobody’s wife”

Ecco Might Delete Later:

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