Ta da! è il secondo EP di Samuele Fortunato, un lavoro che si muove tra malinconia e ironia, citando i cantautori ma anche la poesia di Baudelaire. Ne abbiamo parlato con lui.
QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Parafrasando Tenco: scrivo canzoni tristi perché quando sono felice esco. Non sono per nulla stabile, passo da felicità estrema a tristezza viscerale nel giro di pochi secondi. Però questo rende la mia felicità vera, e va da sé, anche la mia tristezza sincera.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO EP, TA DA!, E PERCHÉ?
La canzone più triste dell’album credo sia Il passato. È una delle canzoni più autobiografiche dell’album e tocca tematiche a me care, i miei punti deboli diciamo, il rapporto con mio padre, i miei trascorsi non del tutto riferibili.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
La canzone più felice immagino sia Dei sogni e dei silenzi. Apparentemente ha un aspetto malinconico, ma racconta di un amore dolce e ricambiato. È stata scritta di getto, un pomeriggio, ispirandomi a una poesia di Emily Dickinson, mentre la ragazza in questione faceva prove di teatro al piano superiore.
IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Sarebbe una bella cosa poter rendere felice qualcuno. Non so come possa accadere in realtà, credo che un’ottima via sia quella dell’immedesimazione, ascolti un brano e ti dici: quindi non le sento solo io queste cose? Non so, potrebbe far sentire qualcuno meno solo.
QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Agnese di Ivan Graziani, Quanno chiove di Pino Daniele e Dream Operator dei Talking Heads.
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