I Moonlit Station sono un band di Udine formata da Silvia Guerra, Guido Michielis e Giacomo Carpineti. Il loro primo album, Daydreams, è una piacevole sorpresa: loro stessi lo hanno definito “da ascoltare in cuffia e con lo sguardo rivolto alla notte” e in effetti è così, con un dream pop molto originale, intimo, malinconico e sincero come piace a noi. Ne abbiamo parlato con la band.

QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
Sicuramente facciamo musica triste e malinconica e sicuramente facciamo del nostro meglio per essere felici. Potremmo dire che fare belle canzoni tristi che commuovono il nostro cuore e quello di chi ci ascolta, contribuisca a renderci più felici (sul serio).

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, DAYDREAMS, E PERCHÉ?
Pointless è la canzone più triste. È pervasa da un senso di profonda solitudine e abbandono. Prende ispirazione da un sogno, è una riflessione sulla rinuncia, sulla necessità di lasciar andare qualcosa di prezioso affinché non si allontani da sé stesso e non soffra.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Where You Sleep, perché disegna un luogo in cui ci si sente protetti e al sicuro e dove è possibile essere coraggiosi.

IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Probabilmente aiutandolo/a a ritrovare sé stesso/a. Se una canzone riesce ad arrivare direttamente al cuore, superando gli strati di armatura che la società ci obbliga a indossare per sopravvivere, ci mette di fronte a una parte vulnerabile ma genuina di noi. In questo modo possiamo ricordare, imparare, crescere… ed essere felici!

QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Noi siamo in tre, una canzone triste a testa: Into My Arms di Nick Cave and the Bad Seeds (Silvia), Someday degli Intergalactic Lovers (Guido) e Recitativo (Corale) di Fabrizio De André (Jack).

Ecco Daydreams:

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